Rinascimento azzurro: storia di una crescita tecnica e commerciale
Quando il 13 novembre del 2017 assistevamo alla scena di Gianluigi Buffon mentre si allontanava dal campo in lacrime per raggiungere gli spogliatoi di San Siro, al termine della gara di ritorno contro la Svezia valida per un posto ai Mondiali, sembrava davvero difficile ipotizzare una rinascita del movimento azzurro almeno nel breve periodo.
Meno di due anni dopo invece, il 12 ottobre 2019, la Nazionale presa in carico da Roberto Mancini festeggiava la qualificazione anticipata a EURO 2020, dopo la vittoria per 2 a 0 contro la Grecia all’Olimpico di Roma, rinnovando tra l’altro molti dei record della storia della nazionale italiana.
Nel mezzo, un “rinascimento” azzurro che ha saputo guadagnarsi molte celebrazioni, oltre ai facili giochi di parole di media e magazine che hanno appunto definito quello di Roberto Mancini un ciclo rinascimentale. Una metafora che è diventata anche il concept ideale per ispirare un kit di maglie della Nazionale.
Una serie di kit, quello verde della terza maglia in particolar modo, che trasporta nell’era contemporanea i classici motivi dell’arte e dell’architettura rinascimentali.
Quello della Nazionale italiana non è stato solo un cammino trionfale solo sul campo.
A Federazione e team marketing della Nazionale è toccato anche risvegliare l’appeal commerciale di una squadra che rischiava di restare dormiente dopo la debacle del 2017, in assenza di vetrine come può essere una grande manifestazione dal punto di vista mediatico come il Mondiale di calcio.
Una strategia di rinascita però, che sia quella di un club ma anche quella di una Nazionale, deve considerare la svolta nella parte tecnica alla guida della squadra, ma anche sotto l’aspetto delle partnership commerciali, necessarie per generare entrate che permettano un certo tipo di investimenti.
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Le persone dietro al Rinascimento azzurro
Dopo una temporanea gestione con Di Biagio, utile a prendersi il giusto tempo per fare considerazioni opportune dopo l’era di Gianpiero Ventura, la FIGC ha deciso di non rischiare con un nome promettente, virando sulla sicurezza Roberto Mancini, uno dei tecnici migliori tra quelli disponibili in quel momento, oltre che un mister dall’appeal internazionale e la bacheca già ricca di trofei.
A Mancini è stato chiesto di ricostruire integrando nel gruppo nuove forze fresche pescando nel cluster “giovani” del nostro campionato, una scelta quasi forzata in uno dei periodi tecnicamente meno interessanti del nostro movimento calcistico.
Dalla titolarità di Donnarumma che ha raccolto la pesante eredità lasciata da Buffon, diventando così il più giovane portiere a debuttare con la Nazionale maggiore, fino alle opportunità e la centralità nel progetto di calciatori come Locatelli, Zaniolo, Chiesa e in ultimo Raspadori. Così la rosa degli azzurri che ci rappresenteranno a EURO 2020 è passata dai 684 a mln € del 2017 ai 764 mln € attuali secondo la stima di Transfermarkt.
I risultati ottenuti nel percorso avviato da Roberto Mancini hanno permesso anche di integrare nel progetto tecnico (che sarà impostato sulla lunga durata dopo il recente rinnovo fino al 2026) figure come Lele Oriali (talent manager), Gianluca Vialli (team coordinator) e Daniele De Rossi (assistente tecnico).
Personaggi conosciuti e amati nel mondo del calcio che innalzano l’appeal della Nazionale.
I brand dietro al Rinascimento azzurro
La Nazionale di calcio italiana nonostante l’anno di pandemia globale che ha costretto a posticipare la data di inizio di EURO 2020, ha potuto contare su una solidità commerciale rafforzata proprio lo scorso anno con diversi accordi con brand importanti.
Nel 2020 l’Italia è riuscita a chiudere con Ringo, Equilibra, Fonzies, Ali, Danone e Peroni, oltre al rinnovo con Poste Italiane (di cui Mancini è testimonial). Attualmente la nostra Nazionale ha un accordo in essere dal 2003 con Puma come brand tecnico, partnership rinnovata fino al 2022 che garantisce 18,9 milioni di euro, ma che secondo alcune fonti dovrebbe interrompersi anzitempo in favore di Adidas.
Resta il fatto che l’accordo con Puma è uno dei più remunerativi tra le varie Federazioni, come ha mostrato l’analisi di Sportbusiness.com. Classifica in cui comanda la Francia grazie ai 50,5 milioni di euro derivanti dall’accordo con Nike.
La capacità di risollevarsi dal punto di vista commerciale dopo la mancata qualificazione ai Mondiali del 2018 e il percorso intrapreso negli ultimi 12 mesi, hanno reso la FIGC la prima Federazione europea di calcio per numero di brand con cui è in atto un accordo commerciale e quindi una strategia di marketing condivisa. Sono 31 in tutto, tra i quali, oltre a quelli già nominati, spiccano Giorgio Armani, FIAT, TIM, Eni, Alitalia, Frecciarossa, Lidl, Lete, Deliveroo, Team System.
Come abbiamo mostrato nel dettaglio nel capitolo dedicato a brand e marketing di EURO 2020 nella nostra Guida interamente dedicata alla manifestazione continentale per Nazionali. La Guida Social a EURO 2020 che puoi scaricare gratuitamente qui.
Quello organizzato da Roberto Mancini sembra un progetto non per forza relegato a dei risultati sportivi, ma più incentrato a offrire nuovamente alla Nazionale una base tecnica solida per affrontare tutte le competizioni di questi anni ’20, e quindi, anche per crescere ancora di più dal punto di vista commerciale e raggiungere i livelli e ricavi di competitor come Francia, Germania e Inghilterra.