Percorsi diversi quelli di Inter e PSG, due squadre con filosofie di gioco divergenti, unite nel destino nella notte decisiva in Baviera
La coppa della grandi orecchie (Foto Justin Setterfield)
Ultimi passi verso la finale di Monaco, cresce la tensione e le squadre si preparano per il palco più importante della stagione: la finale di UEFA Champions League. Percorsi diversi quelli di Inter e PSG, due squadre con filosofie di gioco divergenti, unite nel destino nella notte decisiva in Baviera. Strada tortuosa per entrambe le compagini.
Difatti, la prima parte del torneo, la fase a campionato è stata vissuta con umori diversi: da una parte il cammino netto dei nerazzurri, qualificati direttamente agli ottavi, dall’altra il brivido finale dei parigini, costretti a strappare un posto ai play-off, poi vento agevolmente contro i connazionali del Brest, soltanto nell’ultima gara disponibile.
Da qui, la strada ha posto davanti all’Inter, dopo aver superato gli ottavi contro il Feyenoord - che aveva eliminato i cugini del Milan nel turno precedente - due giganti d’Europa come Bayern Monaco e Barcellona. D’altro canto, il PSG di Luis Enrique ha avuto una sola direzione dagli ottavi alle semifinali: l’Inghilterra.
I parigini hanno sconfitto, consecutivamente, Liverpool, dominatrice della fase a campionato, Aston Villa e Arsenal, boia del favoritissimo Real Madrid di Carlo Ancelotti. Dunque, in questo articolo andremo a vedere quali sono i punti di forza delle due squadre, utilizzando i dati somministrateci da KAMA Sport.
Come già anticipato, andremo a trattare due interpretazioni di gioco diverse, sia nell’aspetto difensivo che offensivo. Partiamo da quest’ultimo. Il PSG predilige il gioco con costruzione, come mostrano i dati (44,81 contro il 38,07) e i dettagli sul numero di palloni giocati, ovvero 673,56, di cui 308,25 dalla difesa.
Tuttavia, l’Inter preferisce la costruzione bassa, con la percentuale del 49,72%, e le verticalizzazioni su “costruzione” (7,29%).
I meneghini attaccano principalmente utilizzando la fascia sinistra, prevalentemente occupata da Federico Dimarco, come nucleo principale per colpire la squadra avversaria, difatti, il dato degli attacchi proposti dal summenzionato lato di campo riporta il 33,33%, contro il 29,10% di controffensive subite dai parigini dalla parte manca, anello debole a pari merito con la centrale.
Al contrario, la squadra di Luis Enrique fa della fascia destra il proprio di forza, con il 30,72% delle incursioni proprio da lì, stesso lato su cui l’Inter offre il secondo peggior risultato, davanti alla fascia centrale, in termini difensivi (22,94%).
Un valore non proprio rassicurante per i nerazzurri arriva dagli attacchi subiti in manovra avvolgente, una delle risorse dei francesi (14,40% di questo tipo di azione), attestati al 16,83%, rispetto al 5,03% degli avversari.
L’Inter, stando a quanto forniscono i dati, ha un vantaggio sugli ingressi in area da calcio piazzato (11,28% a favore dei 7,14%), da cross (12,28% su 4,50% avversario), da passaggio corto (41,03% sul 38,62%), da rimessa laterale (4,62% contro 0) e nei passaggi lunghi (4,62 su 2,38).
Una delle chiavi della volta della gara, visto anche il dato non proprio positivo in svantaggio della formazione di Luis Enrique, sono i calci piazzati – con un valore di 13,02 di ingressi subiti, a dispetto del 6,12 della squadra di Simone Inzaghi.
Riguardo alle entrate nella parte circostante alla porta difesa da Sommer, invece, anche in virtù di quanto sopra elencato sulle costruzioni, il tallone d’Achille dei nerazzurri è il passaggio corto (43,27), in simil misura con la conduzione, entrambe peculiarità tattiche dei parigini.
Tuttavia, il dato sulle finalizzazioni mostra la stima favorevole al Paris Saint-Germain in costruzioni votate al risultato positivo, stimate sull’11,99%– inferiore l’Inter con 8,44 – aiutati anche dal 15,38 delle azioni giunte a conclusione propizia. Altro valore importante è la lunga gestazione della palla prima della realizzazione, ampiamente a vantaggio dei francesi con 3 sull’1,57 degli italiani.
L’unico punto a favore dell’Inter in questa sezione è la costruzione con finalizzazione dal portiere, la cui percentuale raggiunge il 14,92%, circa 4 in più degli avversari.
I tempi di gioco mostrano la maggiore rapidità dell’Inter nel costruire una possibile azione pericolosa. Difatti, i nerazzurri riescono ad ottenere lo sviluppo offensivo in una durata di 28 secondi (30 per i francesi) e arrivando alla finalizzazione in un tempo di 25.
Riguardo la fase difensiva, è più lungo il tempo di possesso avversario prima del gol subito dall’Inter con 31 secondi, sui 23 del PSG. In effetti, questo mostra una maggiore tenuta difensiva dei nerazzurri, più votati alla controffensiva veloce, a discapito del giro palla avversario.
Il dato sul tempo di costruzione con verticalizzazione, invece, mostra un ex-aequo a 29 secondi.
Un valore aggiunto ai parigini potrebbe essere la transizione, ovvero il recupero palla mirato al ribaltamento di una condizione di sfavore, che raggiunge il 5,63 sui 3,36 avversari, con un vantaggio anche in termini di conclusione favorevole (0,19 sullo 0,13 dei nerazzurri).
Rivolgendo lo sguardo verso la conclusione, un’ultima analisi tocca i recuperi.
L’Inter riscontra una maggiore difficoltà (6,94%) nella riconquista della palla una volta persa (10,30% il PSG); un punto rilevante anche in virtù delle percentuali di recuperi da palla persa subiti (17,96 della formazione di Simone Inzaghi contro il 10,97 dei parigini).
Scarto minimo riguardo al recupero offensivo, con 1,89 per i francesi e 1,85 per gli italiani. Ultimo i valori delle conclusioni da sfera ripresa, in vantaggio dei parigini con 7,13 su 4,71, le finalizzazioni sopraggiunte da queste, con 3,19 su 2,43 per i francesi.