L’accelerata di Spotify sui contenuti legati al calcio
Spotify che diventa sponsor principale del Barcellona, con tanto di acquisizione dei diritti di denominazione dello stadio, lo storico Camp Nou, è soltanto la punta dell’iceberg di un percorso iniziato a cavallo tra il 2020 e il 2021 e che ha portato a contatto l’industria del calcio e quella dei contenuti audio.
E qui c’è da fare un primo distinguo perché se è vero che in Italia e in altre parti d’Europa la fruizione dei podcast è aumentata vertiginosamente (e sta continuando a farlo) durante la pandemia di pari passo con la crescita proprio di Spotify, azienda svedese fondata a Stoccolma nel 2016 che ha un fatturato stimato di circa 4 miliardi di dollari, negli Stati Uniti i prodotti da ascoltare hanno ampia diffusione già da diversi anni.
Molto più di quanto si possa credere. Per fare un esempio nella cultura pop Dexter Morgan, protagonista dell’omonima serie tv “Dexter”, nomina i podcast in riferimento ai mezzi di informazione fin dalle prime stagioni, quindi grossomodo nel 2006 o al massimo nel 2007.
L’altra considerazione da fare è che, almeno in Italia, i podcast sportivi e sul calcio hanno cominciato a svilupparsi soltanto in un secondo momento. Inizialmente hanno attecchito altri generi, dall’attualità al crime. Ma adesso la rimonta è iniziata e va alla grande.
Dal 2016 a oggi
Nell’indagare il rapporto tra Spotify e il calcio europeo il primo tweet in cui ci s’imbatte è questo.
Una partnership digitale tra il servizio di streaming musicale e il Borussia Mönchengladbach, squadra della Bundesliga, per promuovere la playlist ufficiale del club. In nemmeno sei anni, quante cose sono cambiate.
Oggi le società, che in quanto alla produzione di contenuti (su qualunque piattaforma: testuale, video e audio) fanno grande concorrenza ai media più importanti (tradizionali e non), hanno il proprio podcast, e spesso più di un format.
L’anno in cui a livello internazionale un po’ di cose sono cambiate è il 2020. Quando è avvenuta l’acquisizione da parte di Spotify di “The Ringer”.
È successo a febbraio di quell’anno con un investimento da quasi 200 milioni di dollari per aggiudicarsi gli oltre 30 podcast sportivi (e di cultura pop) prodotti dall’hub fondato dal giornalista americano Bill Simmon, legato anche a Espn.
Un primo segnale per capire la piega che avrebbero preso le cose, della volontà di Spotify di farsi strada anche attraverso lo sport.
In tutte le sue declinazioni, pure virtuali. Poche settimane dopo, infatti, l’azienda ha stretto una partnership con Riot Games per pubblicare contenuti esclusivi legati al videogioco "League of Legends".
Creare, si leggeva nel comunicato, “un universo audio unico e perfettamente integrato, offrendo una nuova esperienza audio per milioni di fan in tutto il mondo”. Non semplice in un campo dove domina Twitch e dove le immagini sono tutto, o quasi.
Come nello sport, del resto. Forse sta proprio qui la grande sfida, sfruttando le potenzialità dell’audio in un mondo frenetico come quello attuale, con la possibilità di fruire di contenuti di qualsiasi complessità e lunghezza mentre svolgiamo altre attività, da un viaggio in macchina a una passeggiata, fino allo studio e al lavoro.
A tutto ciò va aggiunto il tentativo di Daniel Ek, 39enne svedese cofondatore e Ceo di Spotify, di acquistare l’Arsenal. Siamo a fine 2021, solo pochi mesi prima dell’accordo col Barcellona.
I contenuti originali Spotify
I suoi autori, legati al magazine Ultimo Uomo, lo definiscono un “varietà calcistico”. Comunque sia con la diffusione di Spotify la versione podcast de La Riserva è stato uno dei primi contenuti audio di qualità legati al calcio.
Restando nel panorama italiano a popolare con lo sport e il calcio la piattaforma ci hanno poi pensato i podcaster indipendenti, con contenuti di ogni tipo. Solo di recente, frutto di una netta accelerata nel periodo della pandemia, si sono aggiunti i più importanti giornali e siti che trattano il calcio e lo sport, con notiziari mattutini, interviste, narrazioni varie.
Così i media più strutturati hanno pure (ri)scoperto che le nicchie funzionano e possono essere un modo per recuperare la fiducia e il legame con il pubblico.
Solo di recente è arrivata Spotify con le sue produzioni originali, presenti già da tempo in altre categorie del proprio catalogo.
A giugno 2021 è uscito “Disruptive” condotto da Angelo Astrei: 20 episodi (fino allo scorso ottobre) per raccontare chi nel mondo del calcio ha rappresentato “un prima e un dopo”, rivoluzionandolo con le idee o le giocate in campo.
Da ottobre fino a febbraio è stata la volta di “UltràDelicious” di Maurizio Tentella, viaggio nell’Italia “pallonara” all’insegna (anche) dell’enogastronomia.
Altra serie, stavolta internazionale, su cui gli Spotify Studios hanno puntato è “Gli ultimi giorni di Maradona”, uscita a ridosso dell’anniversario della morte di Diego (25 novembre 2020), che nella versione italiana vede l’attore Salvatore Esposito interpretare la voce narrante.
È il primo show originale di Spotify ad essere lanciato contemporaneamente in sei mercati diversi. E parla di calcio, questo la dice lunga.
Le prospettive future
Così arriviamo agli ultimi giorni, la partnership "strategica a lungo termine nello sport e nell'intrattenimento" tra Spotify e Barcellona.
Sintetizzando, si parla di un investimento da circa 60 milioni di euro a stagione (secondo la stampa spagnola) che vedrà la piattaforma presente sulle maglie da gioco e d’allenamento per i prossimi 4 anni.
E darà anche il nome al Camp Nou: è la prima volta nella storia che succede e sarà così almeno fino alla stagione 2025/26, un periodo di transizione dello storico impianto che sarà oggetto di un profondo restyling.
E a quel punto il Barça vorrà aumentare gli introiti da Title Rights del proprio stadio.
Il fatto che l’accordo sia stato reso noto con questa immagine, quindi coinvolgendo importanti artisti a livello mondiale, lascia molto campo all’immaginazione sul modo in cui il mondo della musica e quello del calcio si potranno integrare nei prossimi mesi. Sicuramente, nonostante la presenza dei Barça Studios che in autonomia producono un sacco di contenuti (comprese sfide culinarie), calciatori e cantanti si troveranno a collaborare.
Così com’è possibile che nascano nuovi podcast che coinvolgano in prima persona i calciatori. Del resto dai “primi” social a Twitch, abbiamo capito come il pubblico voglia interagire direttamente con i propri idoli.
Allo stesso modo c’è da attenersi un forte incremento dei contenuti a tema calcistico sulla piattaforma, di pari passo con una miglior promozione.
La vera sfida dei prossimi anni di tutti i player di questo segmento, sarà poi monetizzare i contenuti in maniera adeguata.