Gli allenatori italiani non usano i social
Il calcio moderno, si sa, ormai è a tutti gli effetti un business tarato sulla costante ricerca di nuovi introiti per arricchire le casse dei club e mantenere sempre alto il proprio tasso di competitività.
Un aspetto che colora lo sport più amato del mondo ormai da qualche decennio e che ora, complici i due terribili anni afflitti dal covid 19, ha conosciuto una vera e propria impennata. Data dalla fisiologica necessità di aumentare le entrate per coprire, almeno in parte, le perdite dovute alla pandemia.
Il biennio all’insegna del virus, inoltre, ha sottolineato come i tifosi siano un fattore totalmente determinante sotto tutti i punti di vista.
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Economico, in primis, perché le entrate derivanti dal ticketing hanno un’importanza capillare per le società e perché, ovviamente, da un punto di vista prettamente romantico la gente rappresenta il sale di uno sport che si evolve in business, ma che rimane un gioco popolare.
Per questo motivo i club hanno implementato sempre più il contatto con le proprie piazze, volendo affievolire le distanze con i fan, rendendoli partecipi del mondo squadra e permettendo loro di aver sempre più valenza nelle decisioni societarie.
E il miglior modo per raggiungere questo scopo è stato sicuramente quello di implementare l’utilizzo dei social network.
Questi, infatti, fungono da porta d’accesso con i tifosi, rappresentando la stella polare della comunicazione sportiva. Le piattaforme perfette per chiedere pareri, svelare curiosità, rendere pubblici momenti di vita dei calciatori, fornire aggiornamenti su decisioni dirigenziali e trattative di calciomercato.
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Seguire sui social la propria squadra del cuore e i giocatori che vi militano è entrato così a far parte dell’ABC del tifoso moderno, esattamente come il guardarne le partite durante il weekend. Ha anzi permesso di spalmare il rapporto sull’intera settimana, senza relegarlo al turno di campionato e toccando anche le mensilità senza impegni da campo ufficiale.
E, in tutta questa ondata di cambiamento, i giocatori si son fatti trovare assolutamente pronti, dotandosi di social media manager e diventando, a poco a poco, ambasciatori dei propri club di appartenenza.
Dalle icone come Pogba e Ibrahimovic, fino ai giocatori militanti in Lega Pro. Ormai davvero tutti sono attivi sui social.
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Discorso, tuttavia, non allargabile agli allenatori.
I tecnici della Serie A e della Serie B italiana, infatti, si stanno dimostrando essere davvero restii nell’aprirsi a questa nuova, attuale e necessaria forma di comunicazione. Ancorandosi ad un passato ormai superato che li vuole come figure completamente distanti e irraggiungibili. Mantenendo la veste di figura insindacabile dalla piazza, creando con la gente un rapporto sempre un po' freddo e distaccato.
Se si analizzano la prima e la seconda competizione italiana, infatti, i dati non hanno davvero bisogno di esser interpretati. In Serie A solo un allenatore usa Facebook (Davide Nicola – Salernitana – 51.352 follower), 12 allenatori su 20 non usano Instagram e solamente in due dispongono di un proprio profilo Twitter ufficiale, ancora una volta Davide Nicola con i suoi 7.400 seguaci e Raffaele Palladino con 40.712 follower.
Numeri davvero bassi e in controtendenza con l’evoluzione del football a 360°. Volendo essere chiari, le classifiche sono le seguenti:
Facebook Allenatori Serie A
- Totale allenatori presenti: 1/20
- Davide Nicola: 51.352.
Instagram Allenatori Serie A
- Totale allenatori presenti: 8/20
- Raffaele Palladino: 48,7 mila;
- Vincenzo Italiano: 11,5 mila;
- Marco Baroni: 5,379 mila;
- Luciano Spalletti: 265mila
- Josè Mourinho: 2,9 milioni;
- Davide Nicola: 66,2 mila;
- Dejan Stankovic: 348 mila;
- Alessio Dionisi: 4,084 mila.
Twitter Allenatori Serie A
- Totale allenatori presenti: 2/20
- Davide Nicola: 7400 mila;
- Raffaele Palladino: 40.712 mila.
Dati che con la Serie B non cambiano connotati:
Facebook Allenatori Serie B
- Totale allenatori presenti: 3/20
- Filippo Inzaghi: 2,2 milioni;
- Fabio Cannavaro: 1,9 milioni;
- Cristiano Lucarelli: 8,380 mila.
Instagram Allenatori Serie B
- Totale allenatori presenti: 12/20
- Fabio Cannavaro: 1,6 milioni;
- Filippo Inzaghi: 925 mila;
- Michele Mignani: 586;
- Fabio Liverani: 15,2 mila;
- Davide Dionigi: 4,619 mila
- Fabio Grosso: 39,3 mila;
- Alexander Blessin: 15,8 mila;
- Fabio Pecchia: 2,538 mila;
- Moreno Longo: 13,7 mila;
- Cristiano Lucarelli: 19,5 mila;
- Pep Clotet: 14,7 mila;
- Daniele De Rossi: 411 mila.
Twitter Allenatori Serie B
- Totale allenatori presenti: 3/20
- Alexander Blessin: 1,522 mila;
- Cristiano Lucarelli: 3,938 mila;
- Fabio Cannavaro: 1,3 milioni.
Interessante notare come solamente due tecnici, tra A e B, siano presenti su tutti e tre i social: Davide Nicola e Cristiano Lucarelli.
Una perfetta fotografia di quale sia la situazione vigente. Accompagnata dal totale ed incontrastato dominio di Jose Mourinho sui social, l’unico del massimo campionato a superare il milione. Aspetto che dimostra come all’estero la mentalità sia completamente differente.
Se si analizzano bene le classifiche, infatti, fa impressione vedere come il tedesco Alexander Blessin, allenatore del Genoa in B, sia presente sui social al contrario dell’italiano Stefano Pioli, condottiero dei campioni d’Italia.
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Le motivazioni alla base di questa condizione, tuttavia, non possono essere distrattamente relegate alla mancata volontà di aprirsi al mondo digitale, celando in realtà una problematica sociale che affligge il nostro Paese.
Il calcio rappresenta, purtroppo, il terreno fertile ideale per sfogare la propria violenza verbale contro quello che, da sempre, viene visto come il responsabile unico delle sconfitte della propria squadra del cuore: l’allenatore.
I pochi che hanno deciso di aprirsi ai tifosi, infatti, hanno finito col tornare sui propri passi, afflitti da insulti e minacce totalmente ingiustificabili e difficilmente tollerabili. L’esempio perfetto è rappresentato da Massimiliano Allegri. Il tecnico della Juventus aveva infatti messo a disposizione di tutti, attraverso profili ufficiali, la propria esperienza calcistica e la propria goliardica simpatia livornese. Per poi dover cancellare il tutto, a seguito di un’ondata capace di travolgerlo dopo un’eliminazione dalla Champions League.
Sarebbe quindi probabilmente auspicabile trovare un punto d’incontro tra pressione mediatica e volontà dei tecnici di non voler apparire sempre come capri espiatori. E lo strumento adatto potrebbe essere proprio la comunicazione, anche digitale.
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