Come si sta comportando Ronaldo da presidente?

Il Fenomeno, stregato dal marketing, sempre più a suo agio nell'attività imprenditoriale calcistica da presidente, in Spagna e in Brasile.

Immaginate che il presidente della vostra squadra del cuore sia un ex calciatore tra i più forti di tutti i tempi.

Un tipo simpatico e ambizioso, giovane, che nel tempo libero si toglie la camicia e la giacca (non è proprio il tipo da cravatta) e si collega con migliaia di ragazze e ragazzi su Twitch, mostrandosi al mondo mentre gioca a Call of Duty.

Insomma, se non è un sogno ci va molto vicino. Eppure non basta. Nel calcio, ad ogni livello e per qualsiasi protagonista, è soprattutto sulla base dei risultati che vengono distribuiti i giudizi. E in questo, a differenza di quando indossava gli scarpini, Ronaldo Luís Nazário de Lima, 45 anni, in arte Ronaldo il Fenomeno, ha ancora molto da fare. Anche perché da quando, nel 2018, ha intrapreso la carriera di presidente si è trovato a guidare squadre minori e in difficoltà economiche.

Se di lui col pallone tra i piedi conosciamo ogni dettaglio, vediamo come si sta comportando alla guida di un club.

Alle origini di Ronaldo, “Il Presidente”

Addentrandoci nella personalità di Ronaldo, non fa strano vederlo nei panni di un presidente invece che di un allenatore. Qualcuno che riesca da avere tutto sotto controllo e possa indirizzare gli eventi con le proprie decisioni. Essere “decisivo”, esattamente come lo era in campo con le sue giocate.

Su Dazn è disponibile una docuserie dedicata alla nuova vita dell’ex attaccante brasiliano, in cui questi elementi emergono con decisione. “Sono una persona curiosa, che ha molti interessi. Quando mi metto un obiettivo in testa so come motivarmi e prepararmi per raggiungerlo”. Ecco, un’altra parola chiave: la preparazione. “Sono stato tre anni a Londra - racconta - per studiare marketing e sport management, poi ne ho fatti altrettanti di esperienza negli Stati Uniti con il Fort Lauderdale Strikers (Florida), in seconda divisione. Ho fatto questo passo (diventare presidente, ndr) solo quando mi sentivo preparato”.

Anche perché non c’è margine per sperperare risorse: “Non mi affido a fondi né ho un socio, è un progetto solo mio, delle mie risorse, e mi piace che sia così. Si tratta di affari, sono qui per fare soldi, anche se prima di tutto mi piacerebbe lasciare qualcosa”. Oltre all’esperienza londinese Ronaldo nel 2011, ritiratosi da poco, aveva avviato una società di sport marketing che si occupava di gestire l'immagine di calciatori e sportivi brasiliani.

Passeranno altri 7 anni prima che, il 3 settembre del 2018, acquisti il 51% delle quote del Valladolid, neopromosso nella Liga, per 30 milioni di euro, diventandone il nuovo azionista di maggioranza, ampliate 14 mesi più tardi al 72.2%. Una società che solo apparentemente non ha a che fare con il Fenomeno, in realtà legato a questo territorio che si trova a 160km da Madrid in direzione nordovest, dove acquistò - ai tempi in cui giocava al Milan - una quota di partecipazione in un’azienda vinicola di prestigio. Una cantina connessa al club: oltre all’aspetto finanziario, José Moro, figlio del proprietario, era stato pure vicepresidente.

Sul piano economico Ronaldo ha iniziato un risanamento del debito, coperto per più di 25 milioni di euro, mentre sul lato sportivo dopo due salvezze consecutive non è riuscito a evitare che la società retrocedesse, nel 2021, in seconda divisione. Da dove in questo finale di campionato sta inseguendo la promozione.

Dal Valladolid al Cruzeiro

In linea con i suggerimenti di alcuni guru dell’economia, che considerano i momenti di crisi i migliori in cui investire, il Fenomeno ha deciso a dicembre dello scorso anno di acquisire anche il 90% delle quote del Cruzeiro, il club brasiliano di Belo Horizonte con cui nei primi anni Novanta ha iniziato a mettersi in mostra, vincendo una Coppa del Brasile e un campionato Mineiro, prima di arrivare in Europa con la maglia del PSV.

Un investimento che viene stimato intorno ai 60 milioni di dollari. E anche in questo caso una squadra ben lontana dai fasti di un tempo, o meglio dei suoi tempi, sostituendo i trofei con una retrocessione. È una strategia ricorrente nelle mosse della leggenda brasiliana quella di non acquisire società di prima o seconda fascia, con situazioni finanziarie complesse (anche al Cruzeiro non mancano i debiti) che evidentemente è convinto di poter risollevare con una gestione oculata portandole a generare profitto.

A fine aprile, intervenendo a una trasmissione spagnola organizzata dalla Asociación de la Prensa Deportiva de Valladolid negava le voci su una possibile cessione della squadra spagnola, rilanciando con l’idea di una Cittadella dello sport “da lasciare in eredità”. Una missione che finché non sarà compiuta lo terrà al Valladolid. Almeno stando alle dichiarazioni. “Abbiamo subito ritardi sia per la pandemia che per le pratiche burocratiche, ma confido che i lavori possano iniziare ad agosto”. A conferma di dove ha concentrato i suoi sforzi finora, chiarisce che “quando sono diventato presidente il debito del club ammontava a 30 milioni di euro, ora sono ridotti a 4”. Mostrandosi ottimista su un eventuale ritorno nella Liga, “anche se ci sarà da soffrire”.

Per addentrarci nella mente della versione “da presidente” di Ronaldo ci viene ancora una volta in aiuto il documentario di Dazn. Dove emerge l’approccio ai suoi giocatori, ai quali si avvicina come se fossero ancora dei colleghi, in alcuni casi degli amici.

Ronaldo si pone nei confronti della squadra quasi come un allenatore, a cui però interessa soprattutto l’aspetto umano, caratteriale e motivazionale. “Sono il nostro patrimonio - dice ai suoi collaboratori - li dobbiamo considerare come stelle di Hollywood”. Impegnandosi in prima persona per tenere unito l’ambiente e festeggiando la prima salvezza della sua gestione con una festa nella sua villa di Can Punta a Ibiza. “Mi piacerebbe diventasse una tradizione” ammette ai ragazzi, ma purtroppo non durerà molto. Nel 2021 ci riproverà promettendo un premio da 150mila euro a ognuno di loro per battere l’Atletico Madrid nella gara decisiva. Non andrà a finire bene.

Gli altri segni particolari sono l’attenzione per il marketing, che viene anche dalle sue esperienze precedenti - e forse pure dalla capacità di attrarre investitori semplicemente con la sua presenza - e l’amicizia con Florentino Perez. Uno degli uomini più influenti del calcio moderno, che è stato il suo presidente al Real. “Durante i nostri pranzi ho imparato molto” ripete spesso.

Contestazioni e scandali

In generale si può dire che i primi anni da presidente di Ronaldo non siano stati semplici. “La situazione debitoria è peggiore di quanto immaginassi. Ogni giorno troviamo qualche brutta sorpresa. Lo scenario è tragico ma proveremo a risolverlo”, sono le parole con cui si è presentati ai tifosi del Cruzeiro, eppure loro non l’hanno perdonato per alcune scelte. Soprattutto quando ha licenziato il portiere Fábio, una bandiera.

"È essenziale ricordare che il club sta affrontando una grandissima sfida di riorganizzazione che va pianificata ed eseguita pensando alla sopravvivenza della società. In questo senso, la ristrutturazione deve avvenire in diversi ambiti: finanziario, organizzativo, amministrativo e, ovviamente, sportivo. Molte decisioni sebbene non siano popolari devono essere prese in relazione a un progetto di un piano a lungo termine mirato a costruire una squadra che corrisponda alla storia e alla grandezza del club ma sia anche sostenibile", la risposta della società in un comunicato ufficiale.

Anche in Spagna il Fenomeno è stato contestato dai sostenitori della squadra, alcuni dei quali lo consideravano “responsabile”, con tanto di striscione “dedicato”, per la retrocessione.

Ma niente a che vedere con quel che è successo nella sua prima stagione al Valladolid, quando la società è stata coinvolta in uno scandalo legato al calcio scommesse. Per via di un flusso di puntate un po’ anomalo, gli investigatori iniziarono a far luce sulla partita conclusiva tra il suo club, già salvo, e il Valencia, che cercava all’ultimo la qualificazione alla Champions. Terminata con la vittoria dei secondi, favorita anche da alcuni errori in difesa degli avversari. Una vicenda che ha visto indagati 7 dei suoi giocatori e l’arresto di Borja Fernandez, 38enne, che aveva appena dato l’addio al calcio.

Insomma, tre anni complessi, aggravati anche dalla pandemia sui conti delle squadre che stava cercando di ristrutturare, ma comunque vissuti con determinazione e cercando di mantenere un equilibrio tra i sentimenti da ex giocatore e il cinismo per i conti societari. Sperando di raccogliere presto quanto seminato.



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