Stone Island e il calcio: una storia che parte da lontano
Il binomio tra Stone Island e il calcio affonda le sue radici nella tradizione inglese, includendo sia atleti che tifosi.
A rielaborare e convogliare nella cultura popolare lo stile furono, infatti, gli Hooligans inglesi che tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, per sviare l’attenzione della polizia e dei gruppi rivali, cominciarono ad indossare vestiti di marca, tra i quali Stone Island, anziché i colori della loro squadra.
Un movimento ripreso poi dallo stesso film “Hooligans” nel 2005 che ha reso ancor più celebre l’abbigliamento tipico di Stone Island.
Una scena del film "Hooligans"
La cultura calcistica britannica di fine anni ’80 che arriva fino al guardaroba di grandi personaggi del pop come Drake, anche grazie al contributo di Eric Cantona, leggenda del Manchester United e testimonial involontario (o ambassador nel linguaggio odierno) del brand.
Alle origini di Stone Island
Il marchio nasce a Ravarino, provincia di Modena, nel 1982 grazie all’intuizione di Massimo Osti che idea e realizza un nuovo tessuto, “Tela Stella”, e crea una prima collezione di sette giacche.
Nell’anno successivo il GFT (Gruppo Finanziario Tessile di Torino) sposa il progetto Stone Island: è l’anno dell’ingresso di Carlo Rivetti che lo guida fino alla cessione nel 2020 a Moncler per 1,15 miliari di euro.
Carlo Rivetti fa parte di una dinastia familiare imprenditoriale che ha compiuto passi nel mondo della moda sin dalla seconda metà del diciannovesimo secolo, nel distretto biellese della lana.
In questo contesto, il padre e gli zii di Carlo Rivetti fondano il Gruppo Finanziario Tessile e alla fine degli anni Ottanta, tramite la GFT acquistano il 50%, e in seguito la totalità delle quote, della C.P. Company fondata da Massimo Osti, con sede a Ravarino, cui faceva capo Stone Island.
Icona delle stelle del mondo
Ma come ha fatto Stone Island a diventare uno dei principali brand indossati da tifosi e star del mondo del calcio?
Stone Island si posiziona sul mercato con prodotti originali e mai visti prima proprio quando arrivano “nuovi consumatori”.
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In particolare, nel 1982, l’anno che consacra la Nazionale italiana al Mondiale di Spagna, nasce una generazione di uomini interessati alla moda e definiti Paninari (dal nome del bar “Al Panino”, ritrovo abituale del primo nucleo di gruppo).
La particolarità di questo fenomeno risiede nell'essere un movimento nato per strada in Italia che riesce ad imporsi a livello internazionale, proprio come racconta Carlo Rivetti: “I Paninari hanno fatto la fortuna iniziale di Stone Island”.
Per capire a fondo questo fenomeno sociale è necessario partire con l’osservazione dal decennio precedente a livello italiano, e quindi dagli anni ‘70. Il contesto è quello legato al crollo di dogmi e ideologie: è un’Italia colpita dalla piaga delle Brigate Rosse e il mondo giovanile si disgrega in diversi stili.
Si passa dalla contrapposizione tra l’eskimo per “quelli di sinistra” e il doppio petto per “quelli di destra”, ad una socialità in cui ognuno si distingue per il suo stile e la sua immagine.
Fino a valicare i confini nostrani e arrivare nel Regno Unito con gli Hooligans negli anni ’90 e a Eric Cantona.
L’influenza di Eric Cantona
“Cantona giocava nello United, e compra la nostra merce in un negozio a Manchester che si chiama Flannels. Nota bene, noi non abbiamo mai fatto product placement, il nostro prodotto semplicemente piace agli sportivi. Così Cantona, che vestiva spesso Stone Island, ha fatto un paio di interviste con il brand addosso, e si è scatenato il finimondo. È stato un testimonial involontario straordinario, ed è partita questa cosa nel mondo del calcio” ha raccontato Carlo Rivetti in un’intervista del 2014.
Ambassador per caso è un personaggio che agli occhi dell'opinione pubblica non è mai passato inosservato e ha servito un assist involontario (dopo i tanti realizzati sul campo da calcio) al brand di Ravarino per una crescita che l'ha portata a diventare un'icona di stile.
Anche oggi Stone Island gode di veri clienti alfieri che vestono il marchio per loro scelta facendo grande pubblicità al marchio.
Da Drake, che nel suo profilo Instagram fa vedere tantissime foto con un capo Stone addosso, a Liam Gallagher, frontman degli Oasis, che è stato anche vittima di un furto di un capo raccontato su Twitter.
Fino a Vince Staples che 5 anni fa ha indossato un giaccone Stone Island nel video di “Big Fish”, canzone con 12 milioni di views su YouTube.
Da un bad boy ad un altro, da Eric Cantona a Mario Balotelli. Infatti, l’ex giocatore di Inter, Milan e Manchester City, tra le altre, è stato testimonial di una campagna proprio di Stone Island qualche anno fa.
Ma un altro personaggio legato ai Citizens influenzato e affascinato da Stone Island è stato l’attuale alleantore del City: Pep Guardiola.
La passione di Pep Guardiola per Stone Island
L’episodio da cui partire accade qualche anno fa, esattamente il 23 gennaio 2018, durante un incontro di FA Cup tra Manchester City e Bristol.
A fine partita Aden Flint, calciatore del Bristol, si dirige verso Pep Guardiola e gli chiede di scambiare la maglia con la giacca del tecnico spagnolo.
“Ho chiesto a Pep di scambiare la sua giacca con la mia maglia, ma ha rifiutato”.
Proprio in quell’occasione Guardiola non veste una giacca marchiata Stone Island ma Dsquared2.
L’allenatore del City era diventato famoso per il suo amore per il brand di Ravarino, ma quando i Citizens siglarono un accordo con Dsquared2, nell’ottobre 2016 il tecnico dovette abbandonare la sua casa di moda preferita in favore del partner ufficiale del Manchester City, proprio Dsquared2.
AL suo arrivo in Inghilterra, il manager aveva sin da subito mostrato senza troppe remore il suo amore per Stone Island.
Pep era conosciuto e riconosciuto in Inghilterra come un grande appassionato del marchio italiano e si presentava regolarmente alle conferenze stampa indossando giacche e maglie Stone Island. Un allenatore che ha il senso della moda e che anche negli ultimi anni ha sfoggiato look riconoscibili.
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Da Eric Cantona a Pep Guardiola, passando anche per icone della cultura pop dell’ultimo trentennio come Spike Lee e Liam Gallagher. Grandi appassionati del brand sviluppato da Rivetti che da 40 anni ispira i giovani in Inghilterra e negli States.
Il Modena e l’ingresso ufficiale nel calcio
Il legame tra Stone Island e il calcio, nato quasi per caso e consolidatosi anche grazie a grandi icone dello sport e della cultura .popolare, si è solo recentemente concretizzato grazie all’ingresso nel Modena di Carlo Rivetti.
Nel maggio 2021 la famiglia Rivetti, tramite la Rivetex, acquista la società emiliano acquistandola dall’altra grande azienda del territorio modenese, il gruppo Kerakoll, precedentemente proprietaria del club.
L’acquisto del Modena, infatti, è stata un’operazione con cui la famiglia Rivetti ha voluto «ribadire la sua stima e il suo impegno concreto per il territorio, e soprattutto la riconoscenza per i successi imprenditoriali che in questa terra sono nati e si sono sviluppati», aveva dichiarato il gruppo al momento dell’acquisto.
La Serie B, il rebranding e l’accordo (non casuale) con New Balance
Carlo Rivetti si dichiara un grande appassionato di calcio, tifoso dell’Inter, ed è sempre stato essere consapevole del legame del marchio, che anche grazie a lui è diventato grande a livello internazionale, con il mondo del pallone.
Un’avventura, quella con il Modena, in cui la famiglia Rivetti è decisa a lasciare un timbro su una delle società storiche del calcio emiliano ed italiano.
Dopo avergli restituito l’identità di Modena Football Club, in questa stagione è arrivato anche il rebranding in una versione del logo più moderna che riprende anche il tipico simbolo del club: il Canarino.
«Si tratta di un ritorno al futuro», ha detto Mattia Rivetti, nipote del presidente Carlo, presentando il logo in conferenza stampa. «Il canarino ha sempre fatto parte della storia del Modena. I nostri tifosi ci si riconoscono così, e riportare l’immagine del canarino nel mondo del calcio, e nel mondo in generale, è un valore aggiunto per il club».
L’ispirazione per questa nuova versione del canarino arriva da lontano: il font e lo stile del nuovo logo sono stati ripresi da Modena Flash, un giornale degli anni Sessanta. «Non ci siamo inventati niente, ma da oggi il canarino torna protagonista», ha detto Rivetti. «In un’era digital il nuovo logo si sposa meglio con tutti i dispositivi. Dal punto di vista cromatico, abbiamo eliminato l’oro per farlo rendere meglio. Il nuovo logo sarà sulle maglie dalla prossima stagione, e non sarà abbinato a quello vecchio».
Lo scorso luglio, nella stagione del ritorno in Serie B, il Modena ha ufficializzato la nuova collaborazione per tre anni con New Balance come nuovo sponsor tecnico al posto di Kappa.
Un accordo che era quasi scritto considerata la vicinanza tra Stone Island (e in modo indiretto la famiglia Rivetti) e New Balance.
Lo stesso Rivetti aveva dichiarato: "sono due brand che possono essere definiti iconici. Condividere concetti e idee tramite la collaborazione aperta tra i nostri team di ricerca e sviluppo è entusiasmante".
Uno sponsor per il Modena, e una collaborazione quella tra il marchio di Ravarino e il brand statunitense che, come detto, non è un caso.
Stone Island & New Balance
Durante la Santan Cup 2022, torneo calcistico organizzato annualmente dal rapper Dave, si era per la prima volta vista una maglia firmata Stone Island e New Balance.
La domanda era lecita, e in molti infatti si erano chiesti se si trattasse dell’anticipazione di una nuova collaborazione tra due brand da sempre vicini, esteticamente e strategicamente.
L’inizio della collaborazione
Già nel marzo 2021 i due marchi avevano annunciato l’inizio di una partnership a lungo termine i cui dettagli sarebbero stati svelati nei mesi a seguire.
Valori condivisi e la volontà di creare progetti con lo scopo di lavorare insieme sulla creazione di nuovi prodotti innovativi.
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«La nostra collaborazione con Stone Island non è solo radicata nell'innovazione delle performance, ma anche nel potenziamento dei nostri valori condivisi di maestria artigianale ed eccellenza nella qualità del prodotto», aveva detto Chris Davis, Chief Marketing Officer di New Balance.
«Sia New Balance che Stone Island sono marchi dalla mentalità indipendente con una forte propensione ad assumersi rischi calcolati. Entrambi siamo orgogliosi di avere le dita sul polso della cultura, di valorizzare il nostro ricco heritage e di creare esperienze di marca autentiche per i nostri consumatori in tutto il mondo. Siamo pronti a superare i limiti e sperimentare con il design», ha aggiunto Davis.
«Sono pochi i brand che possono essere definiti iconici», le parole di Carlo Rivetti sulla collaborazione, Presidente e Direttore Creativo di Stone Island. «Lo sono per la coerenza mantenuta nel corso della loro storia, per la forte visione e per la passione infinita che mettono nella realizzazione del prodotto, il tutto sempre al servizio del cliente finale, senza mai cadere nell'autocompiacimento»
Il lancio della collezione e l'esordio in Qatar
L’anticipazione data, come detto, durante la Santan Cup, il torneo arrivato quest’anno alla sua sesta edizione organizzato dal rapprer Dave, ha solo preceduto il lancio ufficiale della nuova collezione divenuta ufficiale a novembre 2022.
Una divisa da calcio camouflage in poliestere riciclato riconoscibile proprio grazie alla presenza di entrambi i brand sul fronte della maglia.
Al kit, però, si aggiunge anche il Furion v7, uno scarpino appartenente all’arsenale di calzature sportive di New Balance che riprende proprio l’estetica della divisa ed è contraddistinto dal logo di Stone Island in una versione arancione nella zona del tallone.
Proprio le nuove scarpe rappresentano la grande evoluzione della collaborazione e permettono ai due brand di essere presenti anche in Qatar, ai piedi di due stelle della nazionale inglese: Raheem Sterling e Bukayo Saka.
Ancora una volta l’Inghilterra, che ha rappresentato quasi per caso il mercato di riferimento per l’esplosione del brand Stone Island e che ora porta il brand di Ravarino fino alla vetrina più importante, quella della Coppa del Mondo.
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