La FIFA World Cup Qatar 2022 cela risvolti economici della competizione sconosciuti ai più. Scopriamo quali.
La FIFA World Cup Qatar 2022 ha rappresentato un caso eccezionale nella storia dei Mondiali, diventandone un capitolo indelebile ed indimenticabile.
Partendo dal presupposto di come si dia per scontato un ritorno alla classica celebrazione estiva, tra qualche decennio ancora farà discutere la scelta di Blatter di assegnare l'organizzazione del torneo al Qatar e di optare per un'ambientazione invernale nel mese di novembre.
Decisione che ha necessariamente innescato un effeto domino insolito per questo sport portando ad una sospensione dei campionati nazionali:
Situazione che, per molti aspetti, ha rappresentato un danno alle squadre di club, esponendo i tesserati delle stesse ad una preparazione estiva frettolosa e ad un'esposizione molto più marcata verso infortuni figli di impegni così ravvicinati a causa del Mondiale.
Per questo motivo la FIFA ha deciso di riconoscere alle società un indennizzo economico, in applicazione del cosiddetto FIFA Benefits Programme. Il tutto stanziando 209 milioni di dollari e pagando un bonus di 10 mila dollari al giorno ai club per ogni giocatore impegnato nel torneo.
Questo programma di benefici per club è stato ideato per riconoscere il contributo delle società al successo e al lustro del Mondiale.
Istituito a partire da Sudafrica 2010 grazie ad un accordo firmato con l’ECA, comporta una serie di benefits, appunto, che di edizione in edizione stanno ampliando le proprie fattezze economiche.
La quota di Brasile 2014, infatti, ammontava a 70 milioni di dollari, con un implemento di 40 milioni rispetto al 2010. Per poi passare a 209 milioni nel 2018, pareggiati quest’anno.
Sistema di cui hanno goduto, a partire dal 2018, ben 416 club provenienti da 63 associazioni membre e che funziona in base a cifre declinate a seconda della lunghezza della permanenza di un giocatore nel torneo, fino ad un massimo di 370 mila dollari per i giocatori che si qualificano per la finalissima.
In base a questa organizzazione e come accaduto già in Russia nella precedente edizione, viene distribuito lo stesso importo per tutti i giocatori di una Nazionale, indipendentemente dal numero di minuti giocati.
Aspetto fondamentale, inoltre, è dato dal fatto che il programma è strutturato col fine di premiare non solo gli attuali club d’appartenenza, ma anche tutte le società in cui l’atleta di riferimento ha militato nei 2 precedenti alla competizione.
In modo tale da coinvolgere tutte le squadre che abbiamo dato il proprio contributo alla crescita del Mondiale, a partire dai gironi di qualificazione allo stesso.
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Esempio di questo cavillo è stato il caso Antonio Rüdiger nel 2018: il difensore aveva partecipato al torneo con la Germania uscendo ai gironi e i benefit valenti per il tedesco sono stati distribuiti tra Roma e Chelsea, le due società precedenti.
Per garantire efficienza e trasparenza la FIFA ha inoltre creato una piattaforma digitale per permettere ai club di registrarsi e usufruire del sistema.
Una volta capito il meccanismo, risulta essere interessante conoscere il numero degli "ambasciatori" del nostro campionato al Mondiale. Cifre che delineano la forte presenza della Juventus con 11 giocatori ed una Serie A che abbandona le proprie classiche vicinanze con Brasile e Argentina, riscoprendosi serba e polacca.
La conclusione della FIFA World Cup ha delineato, in base alla classifica finale, queste entrate per ogni club di Serie A:
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