Quanto costa iscriversi alla MLS: il caso Beckham-Inter Miami
L’analisi della MLS ci porta a scoprire tante sfaccettature e particolarità di una lega che sta cercando di ritagliarsi il suo spazio a livello internazionale.
Il sistema della MLS è spesso poco comprensibile agli occhi di un osservatore superficiale, soprattutto per dinamiche molto legate agli sport a stelle e strisce ma distanti da quanto siamo abituati a vedere da sempre a livello europeo.
Il campionato americano si basa su un sistema basato su una single entity e su un controllo centralizzato da parte della Lega, come per esempio accade con l’accordo con adidas per la fornitura tecnica delle maglie ai singoli club.
Sottovalutare la crescita della Major League Soccer negli ultimi anni è attività non consigliata, soprattutto se la considerazione si basa sui risultati che la lega americana sta collezionando.
Vedi per esempio l’accordo con Apple tramite cui il colosso tecnologico ha acquistato i diritti di trasmissione del massimo campionato di calcio degli Stati Uniti per 10 anni per circa 235 milioni di euro all’anno.
Tornando alle caratteristiche che differenziano il campionato MLS dai classici tornei europei, è importante sottolineare delle peculiarità di una lega chiusa, e quindi senza promozioni e retrocessioni, che non prevede un turnover di squadre anno su anno e permette di programmare a lungo termine in maniera centralizzata.
Altra specificità della MLS sono il Draft e le regole per la composizione del Roster delle squadre, meccanismi tipici degli sport statunitensi e in uso anche nella MLS.
Parliamo dunque di tipicità distanti dalla realtà del calcio europeo, e per tale motivo difficili da accettare e riconoscere in prima battuta, ma come detto prerogativa quasi esclusiva degli sport a stelle e strisce, che hanno permesso la rapida crescita delle ultime stagioni e riconoscibilità graduale del prodotto MLS a livello internazionale.
Capiamo adesso insieme quali sono le regole per entrare a fare parte del campionato di calcio americano e quali standard le franchigie devono rispettare per essere annesse alla MLS.
Come entrare nella MLS
Soprattutto in un momento di regolare e continuo sviluppo della MLS entrarci sta diventando sempre più complicato, anche se non per tutti.
Lo scopriremo più avanti, segnando in questo momento il nome e cognome di David Beckham, fantastico giocatore ma forse ancor prima lungimirante imprenditore.
Come detto, il continuo accrescimento della MLS sta rendendo più complicato e dispendiosi nelle ultime stagioni entrare a farne parte.
Oltre alla tassa di iscrizione che le franchigie sono obbligate a versare devono essere rispettate degli standard necessari a garantire alla Lega la condivisione di una visione prospettica e di un supporto alla crescita della competizione.
Gli standard da rispettare
Come spiegato sopra, oltre alla tassa di iscrizione, le franchigie sono tenute a dimostrare una solidità patrimoniale e una capacità di investimento infrastrutturale.
Tutte richieste riassumibili come segue:
- Assemblare un gruppo proprietario
L'acquisto di una franchigia della Major League Soccer richiede un gruppo di proprietari con un patrimonio complessivo di centinaia di milioni di dollari.
Il gruppo di investitori deve dimostrare di avere una capacità finanziaria tale da rispettare il pagamento degli stipendi di giocatori e staff, oltre a dover gestire tutti gli altri aspetti finanziari della franchigia.
In caso di più proprietari sarà necessario individuare il proprietario principale o controllante della franchigia, e la reputazione pubblica di quest’ultimo può giocare un ruolo importante nella scelta della Lega di assegnare al gruppo la franchigia.
- Trovare lo stadio
Il tema infrastrutturale riveste un ruolo fondamentale ed è necessario ex ante individuare uno stadio che soddisfi i requisiti della Major League Soccer in termini di capienza dei tifosi e modernità dell’impianto.
La struttura deve essere necessariamente dedicata al calcio e la MLS non accetta impianti che sono principalmente impegnati per altri sport e solo marginalmente destinati al “soccer”.
- Ottenere l'approvazione della città
Un altro aspetto fondamentale riguarda la volontà della città di avere in casa una franchigia.
Trovare una città per il progetto di franchigia diventa un tema primario per richiedere tutte le approvazioni necessarie nella giurisdizione individuata e per portare avanti una scelta che preveda la partecipazione dei cittadini anche a livello di presenze allo stadio e seguito di appassionati.
La stessa Major League Soccer condurrà una ricerca di mercato sulla città proposta per determinare se esiste una base di tifosi sufficiente a sostenere una squadra di calcio in termini di vendita di biglietti e acquisti di merchandising, rispettando alti standard di qualità richiesti.
Questo aspetto è reputato fondamentale da parte della MLS per concedere o meno l’autorizzazione ad essere inclusi all’interno della Lega come nuova franchigia sul lungo periodo.
L’ultima richiesta, non la più banale, diventa il pagare la quota di iscrizione o, nel gergo tecnico, l’expansion fee.
Quanto costa l’iscrizione alla MLS
I club per poter entrare a far parte del campionato MLS, oltre a soddifare i requisiti sopra spiegati, sono obbligati a versare una tassa di iscrizione che nel corso degli anni è cresciuta di circa il 4000% dal 1998 al 2023.
Si passa, infatti, dai 5 milioni di dollari pagati dai Chicago Fire nel 1998 ai 200 milioni del St Louis nel 2023, senza dimenticare il record appartenente a Charlotte che nel 2022 ha corrisposto un expansion fee di 325 milioni di dollari.
Nel corso delle stagioni la fee è cresciuta in modo vertiginoso, col il raggiungimento della tripla cifra che si è avuto solo nel 2015 quando i New York City FC e Orlando City pagarono 100 milioni di dollari.
Per fare un paragone Toronto FC, la squadra di Insigne e Bernardeschi, le 2007 pagò “solo” 10 milioni di dollari certificando la crescita negli ultimi 7/8 anni del campionato MLS determinata anche da un’impennata della tassa di iscrizione da corrispondere.
Expansion fee dal 1998 al 2023
- 1998 - Chicago Fire: 5 milioni di dollari;
- 1998 - Miami Fusion: 20 milioni di dollari;
- 2005 - Chivas USA: 7.5 milioni di dollari;
- 2005 - Real Salt Lake:7.5 milioni di dollari;
- 2007 - Toronto FC: 10 milioni di dollari;
- 2008 - San Jose Earthquakes: 20 milioni di dollari;
- 2009 - Seattle Sounders: 30 milioni di dollari;
- 2010 - Philadelphia Union: 30 milioni di dollari;
- 2011 - Vancouver Whitecaps: 35 milioni di dollari;
- 2011 - Portland Timbers: 35 milioni di dollari;
- 2012 - CF Montreal: 40 milioni di dollari;
- 2015 - New York City FC: 100 milioni di dollari;
- 2015 - Orlando City: 100 milioni di dollari;
- 2017 - Atlanta United: 70 milioni di dollari;
- 2017 - Minnesota United: 100 milioni di dollari;
- 2018 - Los Angeles FC: 110 milioni di dollari;
- 2019 - Cincinnati FC: 150 milioni di dollari;
- 2020 - Inter Miami CF: 25 milioni di dollari;
- 2020 - Nashville SC: 275 milioni di dollari;
- 2021 - Austin FC: 150 milioni di dollari;
- 2022 - Charlotte FC: 325 milioni di dollari;
- 2023 - St Louis: 200 milioni di dollari.
La lungimiranza di Beckham: il caso Inter Miami
Osservando la tabella sopra riportata è interessante analizzare che, nonostante il trend di crescita, l’Inter Miami nel 2020 abbia pagato “solo” 20 milioni dollari per entrare a far parte della MLS.
Per trovare la risposta a questa domanda bisogna fare un passo indietro e parlare di David Beckham, attuale Presidente dell’Inter Miami, iconico calciatore degli ultimi 30 anni e (aggiungiamo) lungimirante imprenditore.
Nel 2007 l’ex Golden Boy lascia il Real Madrid per trasferirsi ai Los Angeles Galaxy in MLS. Una scelta che, per un calciatore che all’epoca aveva ancora 32 anni, fu definita dai più come strana e illogica, nonostante la figura di Beckham si sposasse a pieno con la filosofia hollywoodiana del club di LA.
Una scelta che però nasconde dei retroscena che ci portano a spiegare il perché l’Inter Miami dello stesso Beckham, 13 anni dopo, ha pagato solo 25 milioni di dollari di expansion fee.
All’epoca l’inglese guadagnava circa 20 milioni di dollari al Real ma, per le regole della MLS, il suo stipendio non poteva superare una certa soglia.
Il suo arrivo portò la MLS a cambiare le regole e introdurre la “Designated Player Rule”poi ribattezzata “regola Beckham” proprio in onore all’ex stella del Manchester United.
Sulla base del regolamento per la composizione del roster i Los Angeles Galaxy non potevano corrispondere all’inglese lo stipendio concordato per via del salary cap.
La MLS, quindi, introduce la “DPR” dal 2007 come deroga al salary cap consentendo ad ogni franchigia della MLS di ingaggiare fino a tre calciatori considerati fuori dal tetto salariale con la finalità di dare ai club maggior potere d’acquisto e cercando di alzare il livello di competitività del campionato.
Con questa nuova regola i Galaxy potevano corrispondere a Beckham uno stipendio di 6,5 milioni di dollari che sarebbe stato comunque ben distante da quanto l’inglese guadagnava al Real Madrid.
David Beckham, da lungimirante imprenditore, concordò clausole contrattuali che gli hanno permesso poi negli anni di avere un ritorno sull’investimento di andare in MLS decisamente lucrativo.
L’ex Man Utd negoziò una percentuale di tutti gli introiti dei Galaxy come parte variabile del suo contratto, includendo una fee su merchandising, ticketing, sponsorizzazioni, e perfino su hot dog e birre vendute allo stadio durante le partite.
In totale, si stima che Beckham abbia guadagnato circa 255 milioni di dollari durante i suoi 5 anni con i LA Galaxy in MLS, oltre 50 milioni di dollari all'anno.
La capacità di mettere a disposizione la propria immagine riconosciuta a livello mondiale e rendere lucrativo un passaggio nella MLS che ha condizionato e influenzato positivamente la crescita di tutto il campionato.
Tornando all’Inter Miami, all’interno di quell’accordo Beckham negoziò direttamente con la MLS il diritto di acquistare una franchigia con una expansion fee di 25 milioni di dollari.
Una cifra che all’epoca, parliamo del 2007, era nettamente superiore rispetto a quanto pagato nello stesso anno dai Toronto FC che sborsarono circa 10 milioni di dollari.
Ma la lungimiranza imprenditoriale di David Beckham gli ha permesso di godere di questa clausola contrattuale in un momento in cui vi era un effettivo vantaggio a pagare questo prezzo.
In un contesto, quello attuale, in cui la crescita del campionato americano viaggia a tre cifre percentuali e i diritti TV sono sensibilmente lievitati anche grazie all’accordo con Apple.
Le expansion fee sono decisamente aumentate col tempo e pertanto David Beckham è riuscito ad approfittare, grazie alla sua visione sul campionato MLS, di un prezzo decisamente minore rispetto a quanto pagato nello stesso anno, il 2020, per esempio da Nashville (275 milioni di dollari).
Quello che nel 2007 sembrava una follia, 13 anni dopo è diventato un vero e proprio affare considerando anche quanto è cresciuto il valore medio delle franchigie MLS dal 2008 (circa 37 milioni di dollari) al 2022 (582 milioni di dollari).
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