La Kings League non è il calcio del futuro
In molti l’hanno definita un’evoluzione del calcio. Uno spettacolo che è quello a cui le nuove generazioni, quelle che si dice siano sempre più distanti dal calcio che abbiamo sempre imparato a vivere e conoscere, vogliono e decidono.
Un calcio simile ad un videogioco, con continui colpi di scena e ribaltamenti di fronte rapidi, dinamici e sorprendenti.
L’obiettivo della Kings League, il torneo di calcio a 7 in diretta su Twitch che ha portato 92mila persone al Camp Nou, è stato ampiamente raggiunto da Piqué e soci (per lo più streamer di successo spagnoli).
Attirando tanto apprezzamento ma anche critiche, come quelle del Presidente de LaLiga, Javier Tebas, che lo ha definito un circo. Affermazione a cui l’ex capitano del Barcellona ha risposto senza mezzi termini tramite il suo profilo Twitter nelle ore successive alla dichiarazione.
Gli sponsor milionari della Kings League
Cos’è la Kings League è argomento già ampiamente trattato ma diventa interessante analizzare in che modo gli sponsor hanno puntato sul successo della competizione con lungimiranza prima ancora del boom delle ultime settimane.
Su tutti InfoJobs e Cupra, due aziende con grande tradizione nel territorio iberico.
InfoJobs, azienda di recruitment del personale, nasce proprio in Spagna da un’idea di Nacho Gonzalez-Barros nel 1998 ed è main sponsor presente sulle divise dei calciatori oltre che naming sponsor del torneo.
Inoltre, l’azienda è stata determinante nel processo di selezione dei giocatori, reclutati proprio tramite la piattaforma che ha raccolto migliaia e migliaia di richieste.
L’azienda automobilistica Cupra, invece, nata nel 2018 si è avvicinata sin da subito alla Kings League vedendo il suo logo ben visibile al centro del campo e dando il nome al padiglione dove si sono giocate tutte le partite del torneo.
Proprio gli sponsor sono stati il motore della Kings League che, secondo quanto riportato da El Confidencial, è riuscita a raccogliere circa il 90% degli introiti del progetto proprio dai brand presenti che hanno pagato cifre anche vicine al milione di euro.
che ha dato il nome al padiglione dove si giocano abitualmente le partite e ha il suo logo ben visibile al centro del campo. Anche Infojobs è ben presente sulle divise da gioco, ed è stata fondamentale nel processo di selezione dei giocatori, tutti reclutati tramite la piattaforma, come i lavoratori.
«Ora è molto facile cavalcare l’onda, e siete i benvenuti, ma dobbiamo ringraziare coloro che sono entrati quando la Kings League era ancora un progetto non sfruttato», ha detto Álex Soriano, responsabile commerciale del torneo, parlando su tutti di InfoJobs e Cupra che hanno investito con i loro marchi sul successo della competizione.
Oltre questi due già citati anche altre aziende hanno investito sulla Kings League: da Grefusa, presente sulle divise degli arbitri, fino a Xiami, naming sponsor del VAR, passando per Spotify che ha sponsorizzato le carte speciali che ogni Presidente può utilizzare durante le gare (altra particolarità e chiave per il coinvolgimento del pubblico).
La finale del Camp Nou
La Kings League, partita a inizio gennaio, ha sin da subito raccolto un successo e un seguito importante, soprattutto su Twitch e TikTok, fino ad arrivare ai 92mila spettatori del Camp Nou e agli oltre 2 milioni di utenti collegati su tutte le piattaforme streaming che hanno trasmesso la finale della competizione.
Un evento all’insegna dell’intrattenimento grazie anche alla presenza di ipersonaggi del calibro di Iker Casillas, Laporta, Neymar, David Villa e Sergio Agüero.
Un event oche ha utilizzato solo come pretesto la finale della Kings League e che si è sviluppato con diverse esibizioni tra una partita e l’altra con la presenza di diversi cantanti e personaggi che hanno entusiasmato la folla e animato la giornata.
Intrattenimento, divertimento e….nuovo record mondiale!
Si, perché durante la giornata del Camp Nou si è anche scritto un nuovo record mondiale di persone che indossano contemporaneamente una maschera.
Durante la finale, infatti, tutti i presenti allo stadio catalano hanno indossato una maschera che raffigurava il logo della Kings League superando il record precedente raggiunto nelle Filippine di 30.000 persone con la stessa maschera contemporaneamente.
Non è calcio, ma è puro spettacolo e intrattenimento che prende come “scusa” un torneo di calcio a 7.
E sono tante adesso le novità pronte a partire: dall’edizione femminile, la Queens League, che partirà a maggio fino ad arrivare alla Prince Cup, una versione completamente dedicata ai bambini.
Senza dimenticare lo sviluppo che il torneo potrà avere in giro per il mondo.
Il rapimento di Piquè e l’avvento di Neymar
Proprio in questa direzione di sviluppo si inserisce la novità che riguarda un nuovo Presidente che si andrà ad unire con la sua squadra nella prossima edizione del torneo: Neymar.
Per annunciarlo è stato inscenato un rapimento di Gerard Piqué, commissionato dalla stessa stella brasiliana, che in cambio della “libertà” ha chiesto al catalano di dargli una squadra per la prossima Kings League.
Una scenetta ovviamente preparata che fa ben comprendere due aspetti della competizione: una narrazione costruita e piena di colpi di scena, oltre alla volontà di varcare i confini nazionali e coivnolgere dapprima un Paese come il Brasile.
La scelta del brasile non è un caso, in quanto si cerca di coinvolgere una fanbase come quella brasiliana già molto attiva su Twitch.
Da Ronaldo “il Fenomeno” a Casimiro, fino allo stesso Neymar sono tanti i personaggi e gli streamer di successo con un forte seguito nel paese carioca.
Spagna e Brasile, i due epicentri dello sviluppo della Kings League su scala globale, rappresentano come confermato dai numeri le due nazioni in cui il contenuto in streaming su Twitch sta avendo il maggior successo e non è un caso che una competizione che su quelle logiche basa il proprio successo diriga il suo sguardo proprio in Sudamerica e proprio in Brasile coivolgendo un personaggio come Neymar dopo la partecipazione lampo di Ronaldinho.
Calcio del futuro o wrestling?
In tanti, tornando al quesito iniziale, si sono chiesti se questo format portato al successo da Piqué e soci sia davvero il calcio del futuro e una minaccia per il calcio del presente.
La domanda nasce dal grande seguito che la Kings League ha ottenuto in pochissimo tempo sfruttando le leve messe a disposizione dai nuovi strumenti digitali e accorciando sempre di più la distanza tra gli utenti e i protagonisti, facendo talvolta diventando protagonisti gli stessi utenti.
Rispondere a questo interrogativo risulta complicato ma una chiave di lettura è interessante da trovare nel fare un parallelo con uno spettacolo che della narrazione e dell’intrattenimento ha fatto il suo mantra: il wrestling.
I punti in comune sono molteplici e si basano principalmente sul mettere in piedi un evento esclusivo di durata limitata e non distribuito durante tutto l’arco della stagione come avviene per un normale campionato di calcio.
Attenzione condensata e rapido susseguirsi di eventi che permettono allo spettatore di seguire un filo narrativo quasi predefinito che ha solo come culmine e punto finale la partita di calcio.
Dal rapimento di Piqué ad opera di Neymar all’esplosione della limousine di Vince McMahon il passo è breve ed è proprio in questo parallelo che forse si può trovare uno spazio per definire la Kings League un nemico per il calcio che siamo abituati a vedere.
Lo sviluppo della competizione passa anche dal coinvolgimento di altri Paesi fuori dai confini spagnoli, come accadrà certamente con i Brasile, e dalla capacità di posizionarsi ancora di più come prodotto di intrattenimento puro che nasce dal calcio ma che mai potrà sostituirlo.
La Kings League sarà un prodotto più simile alla narrativa tipica del Wrestling che abbiamo imparato a conoscere da piccoli e che ci entusiasmava per il racconto e i colpi di scena che accadevano fuori dal ring.
Per spiegare in conclusione il perchè la Kings League non è il calcio del futuro come tanti hanno voluto sottolineare basti pensare quanto serve alla Kings League il successo e il seguito che ancora oggi ha il "calcio tradizionale" a livello internazionale.
I grandi campioni coinvolti sono stati prima di tutto campioni capaci di esaltare gli appassionati su un campo di calcio a 11.
L'entusiasmo per la partecipazione di Ronaldinho o quella annunciata per la prossima edizione del Pipita Higuain non sarebbero stati tali se non avessimo imparato a conoscere le due stelle nel "calcio tradizionale".
E se un giorno vedremo Messi o Neymar alla Kings League ricordiamoci sempre in quale tipo di calcio sono diventati Messi e Neymar.
La Kings League non è il calcio del futuro ma è certamente un prodotto molto interessante.
Copertina credit @KingsLeague
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