John Herdman, l’inglese capace di portare le due nazionali canadesi al Mondiale
Ogni Mondiale si contraddistingue per la presenza di una “Cenerentola”, ovvero di una squadra al proprio debutto assoluto o qualificata dopo una vita di astinenza, per nulla favorita, ma al tempo stesso attesa.
Per la FIFA World Cup Qatar 2022 questo ruolo toccherà, senza molti dubbi, al Canada. Rappresentante, insieme agli USA, un Nord America molto lanciato in questo sport e che sta raccogliendo non poche soddisfazioni, figlie di una crescita evidente.
Il team canadese può infatti vantare il talento e l’influenza europea di giocatori come Alphonso Davies del Bayern Monaco, di Jonathan David del Lille e del capitano, record all time per presenze, Atiba Hutchinson del Besiktas.
Uno scheletro tecnico abbinato ad una progettualità della Federazione che hanno reso possibile un sogno atteso da ben 36 anni, considerando come l’ultima apparizione della foglia d’acero ai Mondiali sia datata 1986.
Una cavalcata che ha condotto ad un pass per il Qatar e di cui si è parlato tanto in questi mesi, proprio per l’attesa che circola intorno alla squadra. Ma che quasi mai ha decantato una figura quanto mai necessaria per tutto il movimento: l’allenatore John Herdman.
L’inglese, unico insieme allo spagnolo alla guida del Qatar Felix Sanchez a non aver collezionato esperienze ad alti livelli come calciatore professionista, vanta infatti dei trascorsi nel calcio tali da renderlo un totem ed una leggenda assoluta del Paese.
Alla guida del Canada ha infatti collezionato cifre impressionanti.
Una percentuale di vittorie del 69% su 45 partite, abbinata ad una prodezza, se possibile, ancora migliore: l’essere riuscito a qualificare sia la Nazionale femminile che quella maschile al Mondiale.
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Successo che lo rende unico e meritevole di considerazione, nonostante i dislivelli con colleghi alla guida di Nazionali decisamente più accreditate.
La carriera di John Herdman
Quella dell’allenatore classe ’75 originario di Dunsett, in Inghilterra, è a tutti gli effetti la biografia di un antidivo, di un eroe silenzioso distante dai fasti dei palcoscenici calcistici più accreditati.
Nel suo palmares non compaiono infatti Champions League vinte, club altisonanti o rapporti professionali con stelle come Messi e Cristiano Ronaldo. Molto distante dal collega francese Didier Deschamps o dal tedesco Flick.
La sua esperienza come allenatore è infatti piuttosto recente e iniziata di fatto nel 2006, in un pendolo tra Oceania e Canada che gli è valso, a tutti gli effetti, un posto nella storia di territori sempre aridi dal punto di vista delle soddisfazioni calcistiche.
I successi in Nuova Zelanda
Dopo un primo tentativo europeo, a casa sua, con le giovanili del Sunderland, si trasferisce in Nuova Zelanda, muovendo un primo passo fondamentale per la propria evoluzione calcistica e professionale.
Qui, infatti, allenando inizialmente le giovanili di tutti i sessi, realizza come la propria realtà fosse prettamente quella delle donne, diventando di lì a poco il coach della prima squadra femminile.
Esperienza durata 5 anni, abbastanza per conquistare due Coppe delle Nazioni oceaniane femminili in Papua Nuova Guinea nel 2007 e in casa nel 2010.
Successi accompagnati dalla soddisfazione data dal guidare la squadra under 20 ai Mondiali di Russia 2006 e alle Olimpiadi di Pechino 2008.
La fama in Canada
Dopo l’esperienza neozelandese, la carriera di John Herdman continua ad essere all’insegna delle squadre di nicchia. Nulla di celebre, niente di facile. Nessuna Germania o Brasile sullo sfondo, nulla che potesse, inizialmente, far neanche presagire la possibilità di vincere qualcosa di davvero importante.
Lo step successivo, a partire dal 2011, è infatti proprio quello con il Canada, nazione dai mille pregi ma mai meritevole di considerazione se si parla di calcio.
Dal 1930 ad oggi la Federazione Canadese ha partecipato solo una volta alla FIFA World Cup, nel 1986, uscendo peraltro al primo turno. Una fotografia iniziale che fornisce sempre un’immagine di quella che è stata la qualità passata di un movimento.
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Dato storico e statistico che eleva ulteriormente i risultati ottenuti dall’inglese alla guida della squadra. Anzi, delle squadre, considerando come sia stato capace di mantenere una coerenza di risultati e soddisfazioni con le Nazionali sia femminili che maschili.
Alla guida delle donne, dal 2011 al 2018, vince due bronzi olimpici a Londra 2012 e a Rio de Janeiro 2016, soddisfazioni uniche per solennità della competizione e qualità della squadra allenata, a livello di cultura nazionale e predisposizione al calcio.
Oltre che, e qui si costruisce il suo record, aver raggiunto la qualificazione ai Mondiali femminili del 2015. La fama dell’allenatore pende completamente verso la Coppa del Mondo.
Dopo l’aggancio al torneo con le donne, infatti, è poi riuscito a ripetersi con gli uomini, in appena 4 anni alla guida di Alphonso Davies e compagni.
Raggiungimento della FIFA World Cup Qatar 2022 che è assoluta consacrazione di una carriera e di un allenatore, erroneamente mai considerato da realtà europee.
Ma che forse evidenzia anche una certa miopia del sistema: John Herdman gode oggi di considerazione solamente grazie alla qualificazione ad una Coppa del Mondo con gli uomini, come se due bronzi olimpici non fossero già abbastanza per riconoscerne le qualità.
Torneo in cui se la dovrà vedere con giganti del calcio del Vecchio Continente come Croazia, seconda a Russia 2018, e Belgio, l’eterna incompiuta ma satura di talento. Oltre che con il Marocco, tra le realtà africane più interessanti, complice la presenza di stelle dal sapore europeo come Hakimi e Ziyech.
Per porre il punto esclamativo su di una carriera brillante, ma forse sottovalutata.
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