Il QPR e quell’assurdo primato sugli stadi di casa
San Siro sì o San Siro no? Le due milanesi dove giocheranno? La Roma se ne andrà mai dall’Olimpico?
Domande esistenziali che riempiono l’attualità del calcio italiano, appesantite da tempistiche bibliche, dalla solita burocrazia infinita, al punto da cominciare a paragonare la questione dello stadio capitolino a quella, extracalcistica ma tipicamente locale, del famoso ponte sullo Stretto.
Questioni sempre sensibili essendo lo stadio il tempio del culto calcistico, avvolto da un attaccamento capace di renderlo casa, prima che simbolo di una squadra ed una tifoseria.
Perché sugli spalti passano generazioni e persone diverse, accomunate da quel sentimento puerile, semplice e perpetuo di amore per il gioco. A tutti gli effetti il teatro e la cornice dello sport più seguito al mondo e, come tale, punto di riferimento.
Se parli di Inter e Milan pensi al Giuseppe Meazza, all’Old Trafford se il soggetto è il Manchester United, ad Anfield per il Liverpool e al Santiago Bernabeu per il Real Madrid. Per un elenco infinito che solo oggi, forse, può comprendere anche il Queens Park Rangers e il suo Loftus Road, casa dei The Hoops dal 1917, ma a seguito di una cronistoria assolutamente unica nel suo genere.
La piazza londinese ora militante in Championship, infatti, è detentrice di un record inglese assolutamente folle: è la squadra che ha cambiato più stadi nella storia del calcio britannico, ben 17 volte, 4 volte tornando nello stesso impianto, inaugurandone di nuovi le altre 13.
Tutti gli stadi del QPR
A fronte di questi numeri incredibili è impossibile non affibbiare al QPR l’acronimo di nomade, squadra dalle radici profondamente londinesi ma dall’animo girovago.
Perché non cambi quasi 20 stadi in 77 anni (1886-1963) se sei una piazza sedentaria, tantomeno in un Paese come l’Inghilterra dove gli impianti assumono un’importanza quasi sacrale, al pari di qualsiasi vessillo e simbolismo legato alla storia della piazza.
Ma cosa giustifica questi spostamenti continui? Be, la risposta risiede in un percorso storico davvero intricato e degno del miglior romanzo anche se, a dire il vero, le motivazioni sono meno affascinanti di quanto non si possa pensare, quasi totalmente inclini a questioni amministrative e di prezzo, così come la realtà italiana o quella belga del Club Brugge, da 16 anni in attesa di cambiare “casa”.
Tutto comincia nel 1886 quando il neonato Queens Park Rangers Football Club inizia a calciare i primi palloni in un terreno abbandonato nei pressi di Harvist Road nella parte ovest di Londra, da quel momento in avanti da sempre l’aerea ad appannaggio dei The Rangers, insieme a Chelsea, Fulham e Brentford. Per poi insediarsi per due anni presso il Welford Fields, dal 1886 al 1888.
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Dopo questo inizio apparentemente calmo, però, comincia un vero e proprio delirio. Trascorso un anno presso il London Scottish Ground, infatti, cambia la bellezza di 4 stadi in due anni, nel range temporale che va dal 1890 al 1892, il tutto per fuggire a rincari costanti e alle cattive condizioni di molte strutture dell’epoca. Per un valzer coinvolgente, nell’ordine, Home Farm, Kensal Rise Green, The Gun Club, Wormwood Scrubs e Kilburn Cricket Ground.
Ma, anche se può sembrare incredibile, siamo appena a metà di un tragitto senza fine capace di coinvolgere Barn Elms, il sempre presente e già citato Kensal Rise Green, nel frattempo ribattezzato Kensal Rise Athletic Ground e casa del QPR per ben 3 volte ma mai abbastanza per rimanervi.
Intervallate da Latimer Road e seguite da Royal Agricultural Society e i suoi 60.000 posti, goduti a intervalli regolari, scanditi da necessari spostamenti presso il White City a causa di reiterati scioperi dei lavoratori nelle miniere di carbone e il Park Royal durante lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Fino ad arrivare al 1917, paradossalmente l’anno peggiore per il conflitto, ma al contempo quello che comincia a portare pace e stabilità tra le fila dei The Royals. È durante questa stagione, infatti, che il club scopre Loftus Road e impara ad amarlo e insidiarvisi. Prima con il solito moto nomade tornandovi per ben 2 volte (1917-1931; 1933-1962), poi, alla terza, rimanendovi.
Oggi, nel 2023, possiamo infatti assistere alle partite dei biancoblu presso il Lofty, come ribattezzato affettuosamente dalla gente del posto probabilmente sollevata dalla fine di questo girovagare per quasi otto decadi. Anche se, alla luce di tutto, siamo davvero sicuri che il viaggio sia finito qui?
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