Com'era il mondo l'ultima volta che 3 italiane arrivarono ai quarti di Champions?
“Nostalgìa s. f. [comp. del gr. νόστος «ritorno» e -algia (v. algia)]. – Desiderio acuto di tornare a vivere in un luogo che è stato di soggiorno abituale e che ora è lontano. Per estens., stato d’animo melanconico, causato dal rimpianto di condizioni ormai passate, dall’aspirazione a uno stato diverso dall’attuale che si configura comunque lontano”.
Questa la definizione fornita dall’Enciclopedia Treccani per descrivere uno degli stati d’animo più comuni nell’uomo, pendolo tra il magone ed una placida serenità al pensiero dei tempi che furono. Culla del cliché maggiormente rappresentativo per ogni generazione: “Ai tempi miei le cose funzionavano meglio e c’erano altri valori”.
L’abbiamo sentito dire migliaia di volte dai nostri nonni, abbiamo proseguito con i genitori, fino a pronunciarlo noi stessi. Riferendoci a politica, attualità, passioni. Si, passioni, perché per quanto ci piaccia qualcosa siamo sempre costantemente insoddisfatti, alla ricerca di una presunta qualità perduta, persa in un entusiasmo smarrito una volta smesso di essere bambini.
Tra queste, ovviamente, c’è anche il calcio. E come potrebbe essere altrimenti? L’avvicinamento a questo sport avviene quando sei praticamente in fasce, regalandoti un amore verso il gioco ed una squadra che finisci col fare tuo alle elementari per poi non abbandonarlo mai.
Puoi invecchiare, lavorare, avere dei figli, ma davanti la partita della tua squadra del cuore sarai sempre un po' quel bimbo delirante, preda dell’ansia e dell’entusiasmo per un mix emozionale a cui non sai rinunciare.
Soprattutto quest’anno, considerando che il 2022/2023 ha deciso di agghindarsi di vintage, regalando agli appassionati un ritorno storico probabilmente senza precedenti. Prima con la vittoria del Mondiale da parte dell’Argentina per la prima volta dopo Maradona, a tutti gli effetti simbolo del calcio che fu, ora con l’exploit assolutamente inatteso delle squadre italiane in Champions League.
Milan, Inter e Napoli sono infatti approdate ai quarti di finale della Coppa dei Campioni, chiamandola all’antica e rispettando il mood, per la prima volta dalla stagione 2005/2006.
Letteralmente dopo una vita, nonostante per certi versi sembri ieri. Se sei nato all’inizio degli anni ’90 andavi alle scuole superiori, la tua routine non era condita dal lavoro ma dall’attesa della campanella per goderti il riposo e nel frattempo il movimento italiano faceva la voce grossa in Europa.
Secondo il Football Money League 2006 il Milan era la terza squadra per fatturato (234 milioni) dietro solo a Real Madrid e Manchester United, per una top 10 che contava anche la Juventus (4°, 229.4 milioni) e l’Inter (9°, 177.2 milioni). Solo 4 stagioni prima Rossoneri e Vecchia Signora si erano affrontate in finale e la militanza delle tre ai quarti di quell’anno contro Lione, Arsenal e Villarreal era vissuta con apparente semplicità, facendo parte della routine ed essendo le piazze italiane delle superpotenze indiscusse.
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Oggi, invece, il tutto assume connotati macroscopici. Il passaggio del turno delle milanesi e del sorprendente Napoli permette ai tifosi nostrani di fare un incredibile balzo indietro nella memoria, nonostante vi sia stato un evidente ridimensionamento della Serie A. Rievoca immagini di un mondo molto diverso da quello attuale, nonostante siano passati appena 17 anni.
Alessandro Del Piero era ancora il capitano della Juve e protagonista dalla famosa pubblicità con il passerotto parlante, l’estate prima avevi passato ore a farti inviare Crazy Frog di Axel F. sul tuo Nokia sopportando la lentezza esasperante degli infrarossi e ti apprestavi a fare la stessa cosa l’anno successivo, ma con World Hold On di Bob Sinclair o inviando l’SMS con scritto “Gioconda” al 48220 per ricevere Materazzi ha fatto gol e celebrare il Mondiale vinto in Germania.
L’unico modo per rimanere in contatto con i tuoi amici era quello di condividerne lo stesso emittente telefonico, inseguendo le promozioni per chiamate gratis e SMS illimitati e non immaginando neanche l’esistenza dei social network.
L’avvento del digitale
Instagram, infatti, ancora non esisteva, Facebook non era disponibile in italiano, Twitter era li e li per nascere e un anno prima, nel 2005, aveva mosso i primi passi YouTube, acquistato poi da Google per più di 1,5 miliardi di dollari.
Premere accidentalmente il tasto per accedere ad internet dal proprio telefonino rappresentava, per costi e lentezza, uno degli incubi più diffusi tra i neofiti di una tecnologia che era ben distante dalla digitalizzazione a 360° di oggi.
Gli smartphone, infatti, non esistevano e proprio il 2006 segnava il record dato da 1 miliardo di cellulari venduti, con la finlandese Nokia e la Sony Ericsson assolute protagoniste, inconsapevoli del fatto che qualche mese dopo, il 9 gennaio 2007, Steve Jobs avrebbe annunciato il lancio del primo telefono targato Apple e destinato a cambiare la storia del settore.
Il digital, quindi, non era ancora totalmente parte integrante della nostra vita, limitata all’uso di Netlog, nato proprio nel 2006 e al nuovissimo MSN e dei suoi “trilli”, immagine dell’infanzia di molti. Senza ovviamente dimenticare FIFA06 e la sua copertina romanticissima con Ronaldinho e Rooney per la Playstation 2, considerando che la 3 sarebbe uscita appena qualche mese dopo, a novembre.
Va da sé che anche il calcio fosse molto diverso, distante da tutti i passi tecnologici mossi in questi anni con VAR, fuorigioco semiautomatico e intelligenza artificiale, così come dagli stadi polifunzionali sul modello del New White Hart Line di Londra.
Era ed è lo sport più amato da questo Paese e si apprestava a vivere momenti dannatamente intensi, ma quantomai distanti. Da un lato la piaga indimenticata di Calciopoli, dall’altra la straordinaria vittoria della nostra quarta Coppa del Mondo, evento talmente enorme da porre in secondo piano anche il miliardo incassato dai Pirati dei Caraibi – La maledizione del forziere fantasma, il film più visto dell’anno, e riempire di entusiasmo un popolo abituato all’eccellenza calcistica.
Oggi, quasi vent’anni dopo, ci apprestiamo a vivere questi quarti di finale nella speranza di sognare ancora, magari allo stadio dopo aver acquistato il biglietto online in formato digitale. Perché è cambiato tutto, ma a livello di passione non è cambiato nulla.
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