Come sta cambiando la comunicazione degli arbitri in Italia
Finalmente gli arbitri, in Italia, stanno iniziando a comunicare. Non siamo ancora arrivati alle interviste dopo le partite, certo, ma l’AIA ha iniziato ad aprire una porticina sul punto di vista mediatico, regalando ai tanti appassionati uno spazio in cui poter comprendere il perché si arrivi a determinate decisioni in campo.
Ad aprile l’elezione di Carlo Pacifici, successore del dimissionario Alfredo Trentalange, ha dato il là a un cambio di passo in tal senso. L’Associazione Italiana Arbitri ha intrapreso un nuovo corso, che mira anche ad avvicinare a livello comunicativo gli appassionati, soddisfando una richiesta antica da parte dell’ambiente.
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L'esordio di Open Var
Nel weekend è partito Open Var, format in collaborazione fra la FIGC e DAZN. Un esperimento del tutto nuovo, che manderà in onda i dialoghi al Var tra arbitri e assistenti. Gli audio saranno trasmessi, per questioni regolamentari, con una settimana di ritardo rispetto alla disputa delle gare durante Sunday Night Square, la trasmissione domenicale dell’OTT che detiene i diritti della Serie A. E a inaugurare il tutto è stato il Designatore della CAN Gianluca Rocchi, che ha partecipato all’episodio pilota del format.
Proprio l’ex fischietto fiorentino è uno degli emblemi della maggior velleità comunicativa degli arbitri: Rocchi, anche durante il suo trascorso da arbitro, è sempre stato votato al dialogo con i calciatori. Una caratteristica che lo sta accompagnando in questa veste di promotore della mediaticità arbitrale, un mondo che vuole smettere di nascondere nel silenzio il proprio operato.
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A sottolineare la svolta storica è stato anche lo stesso Carlo Pacifici: «È un momento storico - ha sottolineato il Presidente degli arbitri - che consentirà al mondo arbitrale di aprirsi sempre di più in un’ottica di trasparenza. Così potremo spiegare i percorsi decisionali dell’arbitro sul terreno di gioco e l’importante attività svolta dai video match officials al Centro Var di Lissone. Questo favorirà anche la conoscenza del regolamento per accrescere sempre più la cultura calcistica».
Del resto, già da qualche anno, l’AIA ha compreso che l’autoreferenzialità che l’ha spesso contraddistinta non può essere mantenuta in un mondo che non fa altro che comunicare e comunicarsi. Come detto, non è ancora il momento delle interviste agli arbitri post-partita (come avviene con successo in Francia): forse l’Italia, per la sua intrinseca natura, non è ancora pronta e forse non lo sarà mai.
Ma aperture come queste e come il decadimento del vincolo territoriale possono aiutare la platea calcistica del nostro paese e comprendere e analizzare meglio le decisioni dei fischietti italiani, peraltro spesso fra i migliori al mondo, come dimostrato da tanti episodi visti in campi europei e non.
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