Come nasce l'universo Red Bull dall'idea di Dietrich Mateschitz
Ti rendi conto che un uomo è stato in grado di diventare davvero influente quando menzioni il prodotto figlio di una sua idea dando per scontato che tutti la conoscano.
Considerazione che calza perfettamente quando si parla di Dietrich Mateschitz, imprenditore austriaco lasciatoci negli ultimi mesi e passato alla storia per essere il signor Red Bull. Il padre e l’ideatore cioè di uno dei prodotti più venduti del pianeta, capace di rivoluzionare completamente il mondo delle bevande energetiche e, di riflesso, anche quello delle sponsorizzazioni sportive.
Il Toro Rosso è infatti oggi un’icona del mercato ed una presenza fissa nel calcio, così come nei motorsport e nelle discipline estreme, con un fatturato pari a 7,8 miliardi di euro nel 2021.
Numeri davvero non da poco che celano un’autentica prodezza del businessman della Stiria, considerando come il settore del beverage conoscesse già dei colossi come Coca – Cola e di come la stessa fosse già estremamente attiva nel mondo del calcio, figurando tra i primi partner in assoluto della FIFA World Cup, l’evento per antonomasia per il gioco e per visibilità internazionale
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Concorrenza che da ancora più risalto al successo senza freni di Mateschitz e del socio Chaleo Yoovidhya, capaci di scalare una montagna a colpi di idee e di investimenti, superando la diffidenza iniziale e finendo col vendere 9,8 miliardi di lattine di Red Bull. Dominando sulle concorrenti Monster e Rockstar con una quota di mercato del 40%, per una diffusione in 160 paesi.
Fino a totalizzare, l’austriaco, secondo dati Forbes, un patrimonio di 20,2 miliardi di dollari al momento della morte, passando a miglior vita come la 71esima persona più ricca del mondo.
Poco distante il collega e socio, i cui interessi sono ora gestiti dal figlio Chalerm, detentore del 51% del marchio e possessore di 24,7 miliardi di dollari.
Cifre spaventose che non dipingono un discorso freddo e venale ma che rappresentano il potere del genio di due assoluti pionieri del marketing.
La nascita dell’impero Red Bull
Ogni idea ed ogni impero partono da una scocca iniziale avvolta nell’anonimato, capace di tracciare un solco profondissimo tra l’inizio del percorso ed i fasti raggiunti.
Nel caso della Red Bull questa è data da un viaggio asiatico di Mateschitz, in tour per il continente in veste di responsabile marketing di Blendax, azienda tedesca di prodotti di consumo.
Esperienza che gli permette di imbattersi per la prima volta nelle bevande energetiche presso il Mandarin Hotel di Hong Kong, fino a quel momento assenti in Austria. Nello specifico la Krating Daeng, prodotto thailandese inventato da Yoovidhya e il cui nome significa letteralmente “Toro Rosso”.
Nel 1987, infatti, decide, in collaborazione proprio con quest’ultimo, inizialmente proprietario di una partecipazione del 49%, di fondare la Red Bull.
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Un piano pioneristico come ammesso dallo stesso imprenditore: "Quando abbiamo iniziato, abbiamo detto che non esiste un mercato esistente per Red Bull. Ma Red Bull lo creerà"
Nasce così, di fatto, il commercio delle bevande energetiche europee, rendendo il Toro Rosso l’assoluta stella polare del settore.
Le manovre di marketing
Trattandosi di un contesto completamente nuovo il primo passo necessario fu quello di renderlo noto e accattivante, con il fine di catturare l’attenzione del pubblico europeo all’epoca totalmente distante da prodotti del genere.
I due decisero quindi di investire enormi somme di denaro in politiche di marketing, fino a raggiungere una spesa di ben 600 milioni nel 2004, pari al 30% del fatturato totale di quell'anno.
Rinunciando quindi inizialmente ad investimenti che, oggi, portano la Red Bull a poter vantare come ambasciatori superstar dello sport come, tra gli altri, Gianluigi Donnarumma, Max Verstappen e Matteo Berrettini per concentrarsi invece su atleti meno in vista e hipster.
Fino a tessere rapporti con sport d'avventura e di nicchia come il surf e con discipline tarate sulla velocità come Formula 1, corse fuoristrada e ciclismo. Nasce infatti, nell’anno successivo ed in Inghilterra, la Red Bull Racing, scuderia di Formula 1 campione del mondo in carica.
Il marketing è ancora oggi la costola che più di tutte rappresenta l’azienda, visto da molti come la ragione reale dell’enorme successo raggiunto.
Da claim accattivanti come “Red Bull ti mette le ali” applicati a pubblicità nazionali a sponsorizzazioni di grandi realtà.
Trasmettendo un messaggio del brand assolutamente identitario e legato alla vision Red Bull, in grado di creare un tutt’uno tra comunicazione e azienda e di essere molto apprezzato da un target giovanile di consumatori.
Viene infatti vista come una realtà fresca, controcultura e fuori dagli schemi.
La Red Bull GmbH e lo sport
La società madre della realtà austriaca è la Red Bull GmbH, costruita su una pluralità di filiali completamente distaccate dal core dell’azienda dato dalle bevande energetiche.
Ma completamente verticale sullo sport, possedendo un numero elevatissimo di squadre, divise in più discipline. Ovvero:
Calcio
- New York Red Bulls;
- FC Red Bull Salzburg;
- RB Leipzig;
- Fußbalclub Liefering;
- Red Bull Brasil;
- Red Bull Bragantino.
Formula 1
- Red Bull Racing;
- Scuderia AlphaTauri.
Moto GP
- Red Bull KTM Factory Racing.
Superbike
- Red Bull Honda World Superbike TEAM.
Hockey
- EHC München;
- EC Red Bull Salzburg
I numeri social
Un autentico impero sportivo che l’azienda ha deciso di far sbarcare anche nel digital, totalizzando numeri impressionanti come i 10,8 milioni di iscritti su YouTube; 16,5 milioni su Instagram; 2 milioni su Twitter; 47 milioni su Facebook e 7 milioni su TikTok.
Numeri cui vanno poi aggiunte tutte le pagine nazionali e i profili sociali di tutte le squadre seguite, di tutti gli sport.
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