Continua la rivoluzione al Barcellona: le scelte di Laporta
Non è un periodo facile dalle parti del Camp Nou. Era già chiaro quando in estate la stella Messi ha fatto le valige destinazione PSG per una questione economica e di limiti alla spesa imposti da LaLiga.
Così il presidente Joan Laporta nella conferenza d’addio dell’asso argentino aveva spiegato che vista la situazione economico-finanziaria del club il divorzio era inevitabile.
Le parole principali del presidente furono "rivoluzione" e "rinnovamento", due concetti chiave per riportare i blaugrana al top.
Intanto, come era prevedibile, il club dopo due anni di dominio e cinque sul podio, scende al 4° posto della Deloitte Football Money League 2022 con 582,1 milioni di euro di ricavi, 18% in meno rispetto all’anno precedente nel quale il club aveva registrato ricavi per 713,4 milioni di euro.
Va evidenziato che questa débâcle è strettamente legata alla pandemia che ha messo in crisi l’economia mondiale e soprattutto il settore sportivo, con i mancati introiti di biglietteria per la chiusura del Camp Nou e diritti TV per il rinvio delle competizioni.
E proprio in questi giorni, il presidente Laporta ha deciso di rinunciare ai direttori di due aree di grande importanza per il business: i Barça Studios e l’area Licensing & Merchandising.
Gli Studios rimangono senza una guida
La partenza più sorprendente sembra essere quella di Paco Latorre, direttore dei Barça Studios, per i quali il club sta intavolando una trattativa per la cessione e per il quale il CDA ha importanti aspettative commerciali.
Con una possibile vendita in corso e con l'opportunità di generare ricavi, sembrerebbe illogico pensare ad un cambio di management in questo momento.
E invecesi è interrotto il rapporto tra il Barcellona e Paco Latorre, dirigente arrivato in blaugrana nel 2015, con Josep Maria Bartomeu come presidente, per dirigere Barça TV e per poi spostarsi dal 2018 alla guida del grande progetto audiovisivo del club, Barça Studios.
Il suo licenziamento sorprende perché ancora non c’è un sostituto e nel bel mezzo delle trattative che si stanno portando avanti con fondi d’investimento e potenziali partner strategici per piazzare il 49% dei Barça Studios.
Una trattativa che porterebbe nelle casse blaugrana una cifra di poco superiore ai 100 milioni di euro, 50 milioni subito e l'altra metà in investimenti. Anche se nei giorni scorsi Laporta ha cercato di alzare la valutazione di quel 49%, che secondo lui potrebbe arrivare anche a 350 milioni.
Con Latorre fuori, il Barça sta comunque continuando il lavoro di ricerca di un partner che riesca a vendere il prodotto Studios, asset che dovrebbe essere fondamentale per salvare i conti 2021/2022.
A fine stagione scorsa aveva lasciato anche Guillem Graell, CMO e Brand Director degli Studios e dell’area ticketing, una delle poche aree manageriali dei blaugrana in cui negli ultimi anni si è registrata una crescita costante insieme a quella commerciale.
Le ragioni della scelta di vendere Barça Studios, oltre ad un'esigenza economica, risiedono nell’idea che il presidente Laporta ha rispetto a quest'area del club.
"Non siamo una società di produzione, siamo una società di calcio", aveva detto durante un'assemblea dei soci, non dando molto credito alla produzione dei contenuti come elemento importante per il business e andando letteralmente controcorrente rispetto ai motivi della creazione dei Barça Studios.
Nella documentazione consegnata ai soci, il club ha argomentato la bontà di questa mossa societaria: "Permetterà di monetizzare nel breve periodo l'investimento già fatto" in un settore dove sono state impegnate risorse per più di 15 milioni di euro solo in tecnologia e 4 milioni per le strutture.
Secondo i dati interni del club, questa linea di business ha generato più di 30 milioni di euro di ricavi annuali, con un EBITDA di 17 milioni e un team di oltre 120 collaboratori.
Anche il merchandising perde la sua guida
In questo piano di ristrutturazione, il CDA del Barcellona ha deciso di rinunciare anche a Jordi Balsells, Direttore Licensing & Merchandising (BLM), arrivato al Camp Nou l'estate scorsa da Desigual.
Balsells è stato uno degli uomini vicini a Ferran Reverter, che ha rinnovato completamente il CDA, ma dopo l'addio del CEO lo scorso febbraio e il licenziamento di altri due dirigenti che lo accompagnavano, Xavier Mas (Compliance Officer) e Juan Manuel Tabero (Direttore Tecnologia), anche a Balsells è stato chiesto di fare le valigie.
New entry nell’organigramma
Laporta ha incorporato anche nuove figure molto vicine a lui all’interno del club.
Non solo licenziamenti quindi, anche se non sono stati rimpiazzate posizioni manageriali che erano fondamentali per le strategie messe in atto dalla presidenza Bartomeu.
Il presidente del Barça ha ingaggiato un ex suo socio, Sergi Atienza, come Compliance Officer e per l'area tecnologica ha scelto Joan Moya.
L’area finanziaria è stata rafforzata da César Martínez, ex tesoriere di Democràcia Catalana, il partito politico indipendentista che Laporta ha fondato nel 2010.
Joan Sentelles è tornato come nuovo Direttore Operazioni & Acquisti, dirigente che ha già lavorato al Barça durante il primo mandato Laporta.
Il presidente ha parlato di "azienda di famiglia", optando ancora una volta per uno dei suoi più fidati dirigenti che facevano parte del Reus CF, come altri due professionisti che in questi mesi hanno firmato per il Barça.
Bryan Bachner, direttore della CSSB Limited, la società controllata da Oliver che ha mandato in bancarotta Reus, è stato assunto a novembre da Laporta per gestire l'ufficio commerciale del club a Hong Kong.
Ma mesi prima, il club aveva già incorporato un altro dirigente con un passato nella squadra di Tarragona. Il capo dell’area legale del Barça dallo scorso anno, Pere Lluís Mellado, che ha già lavorato per il club blaugrana dal 2004 al 2010, ed è stato segretario del consiglio di amministrazione della Reus.