Intervista a Davide Nicola, l’uomo dietro l’allenatore

Abbiamo intervistato l’allenatore che ha da poco compiuto un miracolo sportivo con la Salernitana.

Davide Nicola lo abbiamo apprezzato per due motivi.

La capacità di accettare e vincere una sfida ritenuta impossibile, attorniata da quel famoso 7% di possibilità di riuscita, e il suo racconto sulle piattaforme di social media, dove è stato possibile seguire l’aspetto umano ed emotivo che ha caricato l’impresa sportiva di Salerno e della Salernitana.

Abbiamo intercettato il mister per una chiacchierata per parlare proprio di questi argomenti, il suo impegno con le piattaforme digitali, ma soprattutto l’uomo dietro all’allenatore.

Ciao Davide, com'è nata l'idea di crearsi una presenza social?

«Dopo l’esperienza al Bari, nel 2014, il mio staff mi ha fatto notare che qualcuno aveva aperto una pagina Facebook a mio nome e con il tempo era cresciuta fino a qualche centinaio di follower. Abbiamo pertanto pensato di contattarne l’amministratore per subentrare con il suo consenso nella gestione, postando in modo sporadico pensieri, riflessioni o dichiarazioni.

Con la salvezza conquistata a Crotone la fanbase è andata comprensibilmente aumentando e da lì, correva il 2016, abbiamo provato a perseguire una presenza social più costante e strutturata».

Qual è invece l'obiettivo che è venuto fuori strada facendo, da costruire nel tempo con parole e immagini?

«La strategia è quella di utilizzare le potenzialità dei social per veicolare il nostro approccio allo sport, basato su una visione positiva, valori solidi ed un messaggio sempre costruttivo.

L’obiettivo al momento è quello di favorire la crescita organica della fanbase nella aree dove abbiamo l’opportunità di lavorare, al fine di poter raggiungere il nostro pubblico, i calciatori, tifosi, e più in genere tutti gli “stakeholder” non soltanto in modo mediato, tramite conferenze stampa o interviste, ma anche in modo diretto, valorizzando l’opportunità di una certa interazione.

Siamo oggi su Facebook, Twitter, Instagram e - credo unico allenatore in Italia - anche su LinkedIn: il nostro prossimo obiettivo sarà quello di provare a generare contenuti specifici per ogni canale, con un approccio sempre spontaneo e mai artefatto».

Quanto c'è di ciò che legge tra libri e poesie Davide Nicola, nelle parole dei suoi post? Le citazioni a grandi autori, spesso stranieri non mancano mai. Quali sono i tuoi libri preferiti?

«La mia formazione è avvenuta prevalentemente in ambito sportivo ed è questo il settore dove ho sviluppato la maggior parte delle mie competenze.

La lettura rappresenta un piacevole diversivo quando ho bisogno di rilassarmi e distogliere il pensiero da un impegno pervasivo come una partita. In generale apprezzo i testi divulgativi di filosofia, ma non ho particolari preferenze.

Eppure, sono rigido su tre regole: compro e leggo ciò che mi incuriosisce, senza pregiudizi o preclusioni; compro e leggo soltanto un libro per volta; una volta iniziato a leggere un libro, arrivo fino infondo, al di là del tempo che posso impiegarci. Talvolta individuo nella lettura qualche analogia rispetto al contesto in cui opero e se la ritengo funzionale a un obiettivo di comunicazione, ne traggo una citazione. Ma può accadere la stessa attraverso un film o un articolo sul web.

L’ultimo libro che ho letto, e lo ammetto, con colpevole ritardo, è stato Siddharta di Hermann Esse: l’ho “consumato” tutto d’un fiato, un sabato prima di una partita importante. Mi ha trasmesso una sensazione di equilibrio e pace interiore che sono riuscito a mantenere fino al fischio di inizio».

Tralasciando il fatto che nei risultati stagionali c'è sempre il lavoro quotidiano, la tecnica e anche oggi tanta tecnologia, quali sono gli strumenti che integri nel tuo essere allenatore e uomo? Intendo strumenti come la mindfulness, la meditazione o le tecniche di crescita personale. 

«Ho notato che rispetto alla mia figura si è sviluppata negli anni un’aura vagamente artefatta tra lo psicologo, il motivatore, il filosofo che non corrisponde esattamente al modo in cui io vedo me stesso.

Il mio lavoro è incentrato sullo sviluppo della mia filosofia di gioco che richiede lo studio, l’approfondimento e l’applicazione di determinati principi tecnico-tattici, assieme ad una preparazione atletica importante ed alla costruzione di solide relazioni interpersonali positive.

Nel corso degli anni abbiamo certamente integrato nella nostra metodologia contributi provenienti da stimati professionisti ai massimi livelli in ambito internazionale, psicologi sportivi, mental coach, esperti di counseling, ma non c’è tecnica che possa garantire un qualsiasi risultato se non è supportata dal collante dell’empatia: qualcosa che non si può leggere e riprodurre, né importare dall’esterno.

È per questo che sono molto rigoroso nel preservare gli equilibri umani e professionali raggiunti nel mio gruppo di lavoro».

Il claim che accompagna la tua comunicazione è "#Semprealmassimo".

Viviamo in una società liquida dove si chiede appunto sempre il massimo, tant'è che abbiamo storpiato la definizione tramutandola in massima disponibilità e sovrapposizione di vita sociale e lavorativa. Cosa c'è invece dietro al tuo "Sempre al massimo" e quanto invece credi sia importante fermarsi? 

«Down-shifting e decrescita felice sono principi con cui concordo appieno, non è un caso se, nonostante gli impegni di lavoro mi portino a girare per tutto lo stivale, ho deciso di continuare a vivere a Vigone, un comune agricolo alle porte di Torino dove regna pace e serenità.

Quando sono a casa, ebbene sì, anche io mi fermo. Ma non confondo mai i due ambiti, ovvero vita e lavoro. Sono un allenatore di calcio, alleno stabilmente in Serie A ormai da diversi anni.

Opero in un ambito agonistico ed altamente competitivo, in cui perseguire costantemente performance incrementali è funzionale al raggiungimento di un obiettivo, personale e di gruppo.

Per far ciò, è necessario essere “sempre al massimo”, ovvero, dare tutto se stessi senza risparmiarsi. Il che, nella mia concezione, ha a che vedere con l’intensità, mai con la velocità».  

In bocca al lupo per la prossima avventura mister



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