[ESCLUSIVA] Julio Cruz: “Il mio legame con l'Italia. Vi racconto il mio River-Boca”

Julio “El Jardinero” Cruz ci ha parlato di cosa significa per lui il Superclasico, ricordando i suoi esordi al River e ripercorrendo le tappe che lo hanno portato in Italia

 

Una carriera legata a doppio filo con l’Italia, il Paese che lo ha consacrato nel calcio europeo dopo esser passato dall’Olanda, una tappa battuta da molti sudamericani che intraprendono l’avventura in direzione calcio europeo.

Quel legame con l’Italia è sempre vivo per Julio “El Jardinero” Cruz, e oggi lo è più che mai dopo che la scorsa estate suo figlio Juan ha firmato con l’Hellas Verona, riportando un Cruz nel calcio italiano.

Adesso sto vivendo qui in Italia per stare vicino a mio figlio. Peccato per qualche infortunio che Juan ha avuto in questa sua esperienza a Verona ma sta imparando tanto e saprà farsi trovare pronto quando verrà chiamato in causa

Farsi trovare pronto”, un mantra che può diventare una metafora della carriera del Cruz papà, che entrava dalla panchina e decideva le sfide con i suoi goal.

Reti decisive che, agli inizi della carriera, Cruz aveva già cominciato a segnare nei suoi esordi con la maglia del Banfield con cui segnò, tra il 1993 e il 1996, 16 goal in 65 partite.

Uno score che gli vale le attenzioni di Ramon Diaz, allora allenatore del River Plate impegnato a cercare un sostituto di Hernan Crespo, attaccante in auge che stava viaggiando in direzione Parma.

Partire dal Banfield come una leggenda del calcio argentino, arrivare al River per sostituire Crespo ed essere scelto da Ramon Diaz. Tre fatti che per Cruz rappresentano solo un antipasto di quello che poi sarà la sua avventura italiana con la maglia dell’Inter.

Io ero al Banfield e devo dire che stavo facendo bene. Dopo due stagioni in prima squadra mi ricordo che Crespo stava andando via dal River e Ramón Díaz mi chiamò per chiedermi se volessi andare al River Plate. Subito ho risposto di si perché per me lui era un idolo ed ero entusiasta di vestire la maglia del River”, racconta Cruz.



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Io penso che nulla succeda per caso, dico sempre che tutto succede perché deve succedere".

Sostituire Crespo, chiamato da Ramón Díaz e poi ritrovarsi insieme all’Inter anni dopo, nonostante quando venga acquistato dai nerazzurri, nel 2004, anche in quell’occasione venga scelto per sostituire Hernan.

"Poi ci siamo ritrovati negli anni a seguire ma con Crespo ci siamo sempre frequentati anche in Nazionale. L’inizio della mia carriera faceva già immaginare un futuro all’Inter”.

L’esperienza al River Plate fa crescere ancora di più le attenzioni su Julio Ricardo Cruz e, ricordando i suoi primi passi al Monumental, riafforano i ricordi e le emozioni di giocare in quello stadio, in un ambiente e in un’atmosfera che ti lasciano il segno.

Quando sono arrivato nel River Plate, pensa che al mio esordio, dopo 30 secondi, ho fatto il mio primo gol con la maglietta del River. Quel giorno ho fatto una doppietta e giocavamo a Santa Fe, contro l’Union. Ma la prima volta al Monumental, tra l’altro contro il Banfield, è stata una sensazione incredibile, bellissima. Un clima pazzesco in uno stadio incredibile”.

Nel parlare del Monumental, si passa al ricordo del Superclasico, la sfida eterna tra River Plate e Boca Juniors che divide l’Argentina.

Ai miei tempi i tifosi della squadra ospite potevano ancora andare a vedere la partita mentre oggi non è più consentito per ragioni di ordine pubblico. Quando al Monumental c’erano 80-90 mila persone si sentivano parecchio, erano come se fossero tutti dentro al campo.

Adesso lo stadio del River è diventato bellissimo. Il Presidente del River sta facendo grandi cose e sta consacrando il River come una delle squadre più importanti del Sud America.

L’idea dei tifosi del River, anche per via dell’era Gallardo con cui si sono ottenuti grandi successi, è sempre quella di raggiungere gli obiettivi tramite il bel gioco. E in questo c’è anche una contrapposizione con il Boca, che ha semplicemente una filosofia diversa e questo accentua la rivalità”.

Ma cosa significa per te il Superclasico?

Ho giocato tanti derby, da River-Boca a Inter-Milan, passando anche per Feyenoord-Ajax in Olanda e senza dimenticare anche Lazio-Roma. Hanno tutti un loro significato ma il Superclasico è qualcosa di più perché divide un Paese. Se ne parla per una stagione intera e per i giocatori la tensione deve essere sempre alta. Parliamo del derby per eccellenza del calcio sudamericano”.

Prima di giocare tante partite in Serie A, il percorso di Cruz dopo l’Argentina ha una tappa fondamentale in Olanda nelle tre stagioni con la maglia del Feyenoord.





Un percorso simile a quello scelto da tanti sudamericani che approcciano al calcio europeo, passando il paese del calcio totale per consentirsi un approccio più soft con il grande calcio oltreoceano.

Come accaduto a Luis Suarez o allo stesso Ronaldo Il Fenomeno che dal Cruzeiro si trasferì al PSV prima di arrivare al Barça.

Il fatto che sono andato in Olanda è stato perché come centravanti da ragazzino mi piaceva come giocavano Van Basten e Gullit, e avevo anche visto che tanti come Romario e Ronaldo avevano deciso di andare a giocare in Olanda.

Io volevo sapere cosa significasse giocare in quel calcio perché, ti ripeto, vedevo questi giocatori, un altro per esempio era Van Nistelrooy, che riuscivano ad imporsi in quel campionato.

Il primo anno ho fatto un po’ di fatica ma il secondo anno abbiamo vinto lo scudetto e la Supercoppa olandese. Ho avuto anche l’occasione di esordire in Champions League, tra l’altro contro la Juventus. All’andata perdemmo 5-1 ma al ritorno grazie ad una mia doppietta vincemmo la partita per 2-0”.

Dal River all’Olanda, con la Serie A nel destino.



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Tre anni a Bologna e poi i 6 all’Inter, in un epilogo nerazzurro che sembrava già scritto sin dall’inizio.

Cresciuto nel Banfield insieme a Javier Zanetti, scelto da Ramon Diaz per sostituire Crespo e i gol alla Juventus in Champions League.

Una serie di fatti che non avrebbero potuto portarlo in nessun altro posto se non che all'Inter.

Anche se il ricordo più dolce che lo lega ai nerazzurri è quello di un altro derby giocato e vinto.

Se ne devo scegliere dico quello del goal segnato dall panchina dopo 11 secondi dal mio ingresso in campo.

La cosa curiosa è che anche in quell’occasione presi il posto del mio amico Hernan Crespo, in un derby diventato famoso per il goal di Ronaldo contro l’Inter con la maglia del Milan.

Io entrai dalla panchina e feci subito goal, e dopo feci anche l’assist per il definitivo 2-1 di Ibrahimovic. Sfiorai anche un goal con il tacco sull’1-1, quello è uno dei ricordi più belli in maglia nerazzurra”.

Ancora un derby, come quello che vedrà sfidarsi River Plate e Boca Juniors in una sfida che da sempre divide il Paese.

Una rivalità storica che Julio Ricardo “El Jardinero” Cruz ha vissuto e ci ha voluto raccontare in questo viaggio nei suoi ricordi da calciatore, quando anche entrando dalla panchina era sempre pronto a mettere la sua firma.



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