29 Maggio, 40 anni dalla tragedia dell'Heysel: l'11 settembre del Calcio

La tragedia dello Stadio Heysel di Bruxelles è uno degli eventi più bui e drammatici della storia del calcio mondiale

40 Anni Tragedia Heysel

Un tifoso disperato sul prato dell'Heysel (Foto Archivio Bongarts)

Andrea Casula aveva 10 anni quel 29 maggio 1985 in cui perse la Vita tra le macerie della Curva Z dello Stadio Heysel di Bruxelles, Giuseppina Conti pochi di più, 17, Barbara Lusci, invece, aveva compiuto da poco 58 anni mentre Willy Chielsen ne aveva solo 41 ed era nel settore maledetto solo per un caso legato ad un errore nella vendita dei biglietti. 

Per raccontare o almeno provarci, cosa accadde a Bruxelles quel maledetto mercoledì di 40 anni fa non possiamo che partire da loro, dalle vittime, le 39 persone che morirono a causa del crollo del Curva Z. Di queste vittime, 32 erano italiane, 4 belghe, 2 francesi e 1 nordirlandese, 600 i feriti.

La fredda cronaca ci racconta che circa un'ora prima del fischio d'inizio della finale di Coppa dei Campioni (l'antenata della Champions League) tra la Juventus di Trapattoni e Platini e il Liverpool di Joe Fagan e Ian Rush, un folto gruppo di hooligans inglesi iniziò a caricare i tifosi della Juventus presenti nel settore Z dello stadio. 

Questo settore avrebbe dovuto essere neutrale, ma era stato in gran parte venduto a tifosi italiani, inclusi molti nuclei familiari. La pressione della folla in fuga, unita alla fatiscenza dello stadio di Bruxelles, causò il crollo di un muro che delimitava il settore Z. Molti tifosi rimasero schiacciati, calpestati o caddero nel vuoto.

La Storia dello Stadio Heysel

Come detto morirono 39 persone, 39 Vite spezzate per una partita di Calcio, 39 vittime della criminalità degli Hooligans, della disorganizzazione della Uefa di allora e di una gestione commerciale dell'evento ben al di sotto del livello dilettantesco.

Lo accennavamo, lo Stadio Heysel era stato scelto per il massimo evento sportivo della Uefa del 1985 per motivi meramente politici. L'impianto era vecchio, aveva già 55 anni, era stato costruito nel 1930 con il nome di Stadio del Centenario (i 100 anni dell'Indipendenza del Belgio) e nel frattempo aveva preso il nome del quartiere dove era situato.  Le tribune erano fragili e le recinzioni fatiscenti. 

Non a caso dopo la tragedia venne demolito ed oggi al suo posto c'è lo Stadio Re Baldovino lo Stadio dove gioca la nazionale del Belgio e saltuariamente l'Union St.Gilloise. Ma la cosa più assurda è che già due anni prima, nel 1983 durante la finale di andata della Coppa Uefa tra Anderlecht e Benfica un report aveva indicato le varie difficoltà che evidenziava l'impianto.

Le altre finali della Uefa giocate nello Stadio di Bruxelles

Ma i dirigenti del tempo della Uefa e della Municipalità di Bruxelles rimasero insensibili al concetto forti del fatto che lo Stadio Heysel aveva già ospitato la Finale del campionato europeo del 1972 tra Germania Ovest e Urss, tre finali della Coppa dei Campioni, 1958, 1966, 1974 (con ripetizione), tre finali della Coppa della Coppe, 1964, 1976 e 1980 oltra alla già citata finale della Coppa Uefa.

Insomma, un impianto “affidabile” tanto che il procedimento giudiziario condannò in modo più intenso le autorità locali piuttosto che gli Hooligans che avevano dato il via agli scontri . Alla fine della fiera solo 14 Hooligans andarono in galera e ci rimasero solo per 3 anni.

Paradossalmente è più pesante il bilancio sportivo. Le squadre inglesi, infatti, furono escluse dalla Coppe europee dal 1985-1986 al 1990-1991 con il Liverpool che ricevette un bando aggiuntivo di tre anni poi ridotto a uno. Fattore che spinse l'allora Premier inglese Margaret Thatcher a varare il famoso, e discusso, pacchetto di leggi per stroncare alla radice il fenomeno degli Hooligans inglesi.  

Cosa ci ha insegnato la Tragedia del 29 Maggio 1985

Ma a 40 anni di distanza da quel 29 maggio 1985 cosa abbiamo imparato davvero? Le risposte sono molteplici e vanno viste sotto diversi punti di vista. In primo luogo, abbiamo finalmente chiaro che gli impianti il teatro del gioco sono il cuore delle competizioni sportive e devono avere il massimo livello di sicurezza.

Non è un caso che alcuni impianti e alcune nazioni sono sistematicamente escluse dalla possibilità di organizzare la finale delle coppe europee. In Belgio la Coppa dei Campioni prima e la Champions League dopo l'Heysel non ci sono più tornate. Ma non si è più giocata una finale in Svizzera, in Olanda, in Austria nazioni che per la Uefa non garantiscono i criteri necessari.

In seconda battuta che la gestione logistica dell'evento e della vendita dei biglietti della finale viene gestita direttamente dalla Uefa senza passaggi intermedi se non quelli relativi alla gestione dei biglietti per club e tifosi ma sempre passando da una gestione centralizzata

Per non tacere del fatto che grazie alle tecnologie che dal 1985 ad oggi hanno letteralmente rivoluzionato le nostre vite è possibile individuare in modo puntuale chi entra nello Stadio. Se a questo aggiungiamo i divieti e i controlli relativi alla distribuzione di cibo e bevande componiamo un puzzle che ci dice che oggi una tragedia come quella dell'Heysel sarebbe quasi impossibile 

L'11 Settembre del Calcio mondiale

Ma tutto questo, purtroppo, non consola e non rimargina la ferita delle 39 vittime dell'Heysel. Chi ha vissuto da dentro quella tragedia ne è rimasto segnato per sempre e chi come chi scrive, quel 29 maggio 1985 era appena adolescente, da allora fatica ad accettare una partita di Calcio possa essere qualcosa di diverso dal semplice e gioioso spettacolo sportivo.

Soprattutto quando quell'orrore, quella tragedia diventa, come scrive Marino Bartoletti si trasforma in “Una vergognosa clava per manifestare il proprio “tifo””. 

Quel giorno, il 29 Maggio 1985 è stato l''11 settembre del Calcio', "L'Hiroshima del pallone, la "bomba atomica", nella storia del teppismo da stadio, che, quando esplode, cambia per sempre la Vita di chiunque di noi. 

"Era la fine del mondo, per chi, come me, sognava ancora a occhi aperti" (Carlo Nesti

I nomi delle 39 vittime della tragedia dello Stadio Heysel

In chiusura un doveroso e sentito omaggio alle 39 persone che non ci sono più. Trentanove persone accomunata da un destino infame e che più che “39 vittime” erano 39 Vite tutte da svolgere e riempire di Amore e Tifo ma che purtroppo hanno terminato la corsa troppo presto e in modo assurdo.

Rocco Acerra (28 anni), Bruno Balli (50 anni), Alfons Bos (35 anni), Giancarlo Bruschera (35 anni), Andrea Casula (10 anni), Giovanni Casula (43 anni), Nino Cerullo (24 anni), Willy Chielens (41 anni), Giuseppina Conti (17 anni), Dirk Daeneckx (27 anni), Dionisio Fabbro (51 anni), Jaques François (45 anni), Eugenio Gagliano (35 anni), Francesco Galli (24 anni), Giancarlo Gonnelli (45 anni), Alberto Guarini (21 anni), Giovacchino Landini (49 anni), Roberto Lorentini (31 anni), Barbara Lusci (58 anni), Franco Martelli (22 anni), Loris Messore (28 anni), Gianni Mastroiaco (20 anni), Sergio Bastino Mazzino (37 anni), Luciano Rocco Papaluca (37 anni), Luigi Pidone (31 anni), Benito Pistolato (50 anni), Patrick Radcliffe (38 anni), Domenico Ragazzi (44 anni), Antonio Ragnanese (29 anni), Claude Robert (30 anni), Mario Ronchi (42 anni), Domenico Russo (26 anni),Tarcisio Salvi (49 anni), Gianfranco Sarto (46 anni), Amedeo Giuseppe Spolaore (54 anni), Mario Spanu (41 anni),Tarcisio Venturin (23 anni), Jean Michel Walla (32 anni), Claudio Zavaroni (28 anni)

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