#SFS22, Riccardo Cucchi intervista Michele Uva
La seconda giornata del Social Football Summit 2022 ha goduto di una parentesi estremamente coerente con la ratio dell'evento: un'organizzazione italiana, ma di respiro internazionale.
E chi meglio di Michele Uva, italiano e figura di vertice della UEFA, per coronare questa vision e mentalità.
Il Director of Football & Social Responsibility dell'ente governativo del calcio europeo è stato intervistato da un'icona della radio italiana come Riccardo Cucchi per discutere circa temi assolutamente sensibili: razzismo, sessismo, omofobia e discriminazione, piaghe che ancora oggi attanagliano lo sport più popolare del mondo.
Un'analisi incentrata su OUTRAGED, l'ultima produzione della UEFA sull'argomento, coinvolgente giocatori, federazioni e tutti gli addetti lavori del calcio. Tra cui anche il centrocampista degli Azzurri Jorginho.
Michele Uva ha dichiarato: "Il tema è fondamentale e molto recente. Il calcio deve cambiare prospettiva, non deve subire i mali della società civile. L'ha sempre fatto, ora bisogna cambiare prospettiva ed erogare valori positivi. Questa è la strada scelta dalla UEFA, girando un documentario sul tema un anno fa, coinvolgendo gli addetti ai lavori".
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"Abbiamo diviso Outraged in 5 parti. La quinta è quella dell'online abuse, un tema nuovo e grave del calcio. Abbiamo deciso di passare dalla parte di awareness a quella di engagement coinvolgendo tutti i portatori di interesse. Dai presidenti ai giocatori. Tutti devono partecipare al percorso.
Sfruttando anche il veicolo TikTok, monitorando tutti gli atleti coinvolti nell'evento, tutte le federazioni, le società e gli arbitri. Controllando tutto l'online abuse. Quando viene rilevato viene comunicato al Social media e bloccato l'account. Che poi viene indicato alle federazioni e alla polizia".
Cucchi, dal canto suo, ha posto una domanda specifica riguardo il ruolo del calcio in un percorso di educazione, ottenendo questa risposta da parte di Uva: "La base della piramide dell'educazione non è il calcio, ma la famiglia. Poi scuola e sport. Il calcio deve fare la sua parte, ma non può sostituirsi a chi davvero deve trasmettere i valori e i principi. Ci prendiamo la nostra responsabilità, facciamo quello che possiamo e dobbiamo fare, ma possiamo fare la nostra parte. Il calcio ha bisogno delle istituzioni. E deve agire con azioni concrete. Non solo con la UEFA, ma tutta la catena degli stakeholder".
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