Napoli Campione d’Italia: tutti i numeri dell’era De Laurentiis
Incessante, arrembante, europea, a tratti imbattile: questo è stato il Napoli di Luciano Spalletti, allenatore finalmente sul tetto d’Italia e (quasi) vincitore dello Scudetto 2022/2023.
Una squadra che in estate ha costruito rinunciando a giocatori di spessore come Ospina, Koulibaly, Insigne, Ruiz, Mertens tra tutti.
Ripartendo da un abbattimento del monte ingaggi dai circa 100 milioni lordi della stagione 2021/2022 ai 70 di quest’annata.
Un meno 30% che peserà positivamente sul prossimo bilancio dei partenopei in chiusura al 30 giugno 2023 che già può contare sui quasi 80 milioni derivanti dal cammino in Champions League (girone comandato e deludente eliminazione contro il Milan ai quarti) altri 72,9 milioni di euro incassati durante la sessione estiva di calciomercato.
Gli straordinari numeri del prossimo bilancio
Una finestra, quella dello scorso luglio-agosto, in cui il Napoli ha ceduto Koulibaly al Chelsea per 40 milioni di euro e Fabian Ruiz al PSG per 23 milioni.
Per via della gestione che prevede gli ammortamenti a quote decrescenti (unica in Italia insieme all’Udinese), il club aveva già ampiamente “scaricato” il valore contabile registrato e potrà contare su due plusvalenze praticamente piene.
Più o meno 140 milioni di euro di fatturato (composte da premi UEFA e plusvalenze che nello scorso esercizio sono valse rispettivamente 16 e 10 milioni) a cui sommare tutte le voci più importanti del bilancio del Napoli, che analizzeremo in dettaglio nelle singole voci.
Il record precedente targato Sarri
Una base di 140 milioni (+400% rispetto allo scorso anno) per un’azienda che aveva toccato il suo massimo fatturato nella stagione 2016/2017 con 308 milioni di euro di ricavi e un utile di 66 milioni.
Un’annata in cui i partenopei allenati allora da Maurizio Sarri, parteciparono alla Champions League, passando i gironi al primo posto e venendo eliminati agli ottavi dal Real Madrid, arrivarono terzi in campionato e fecero registrare un’affluenza allo stadio di 695mila presenze totali nelle 19 partite di campionato (quarti in Serie A).
Ultimo elemento per fotografare quella che è stata sul campo una stagione trionfale e sarà fuori dal rettangolo verde un risultato storico per il club e Aurelio De Laurentiis che nella stagione 2005/2006 venivano promossi in Serie B vincendo il campionato di Serie C e chiudendo il bilancio con un fatturato di 12 milioni di euro.
Una cavalcata trionfale da raccontare attraverso i numeri della gestione De Laurentiis, sempre criticato e a volte osteggiato da tifosi e stampa, ma che oggi con la vittoria di questo scudetto si è preso una forte rivincita.
L’idea di voler puntare su una gestione oculata e attenti all’equilibrio economico finanziario ha rappresentato la luce di tutte le scelte prima discusse e poi prese in questi lunghi 19 anni passati da quel 5 settembre 2004, giorno in cui Aurelio De Laurentiis salvò il calcio a Napoli.
Elogi e critiche: i due punti grigi dell’era De Laurentiis
Critiche nel percorso, alcuni colpi di scena cinematografici e “memati”, occhio vigile ai conti, ma anche (forse) qualche rammarico oggi per non aver voluto o potuto puntare su infrastrutture (stadio e campi d’allenamento) e settore giovanile come linfa per la prima squadra in un territorio che produce talento degno delle spiagge brasiliane.
Questi sono, estrapolando un parere dall’analisi dell’epopea vincente di Aurelio De Laurentiis, i due grandi punti grigi di quasi un ventennio.
La questione stadio a Napoli
Se da un lato la questione stadio è spesso stata discussa, le dichiarazioni del Presidente dello scorso anno fanno percepire una volontà, forse tardiva, di risolvere la questione Maradona.
"Ho già un progetto, realizzato dalle stesse persone che hanno fatto l'Allianz Stadium. Dobbiamo studiare le varie problematiche collaterali: viabilità, servizi, trasporti notturni, tenere viva una struttura sette giorni su sette", aveva detto nel maggio 2022.
È passato un anno da queste parole: altro tempo ci dirà se trattasi di ennesimo colpo cinematografico o reale intenzione di dotare Napoli di una struttura quantomeno a livello italiano prima che europeo.
Nel corso di questo ventennio scarso, il Napoli ha fatto registrare un’affluenza da big in tutti i campionati a cui ha partecipato, dalla Serie C alla Serie A passando per l’anno in Serie B.
Un’affluenza fotografata grazie ai dati raccolti da stadiapostcards.com dall’anno della promozione in Serie B alla scorsa stagione.
- 2006: 23.728 (Lega Pro);
- 2007: 35.176 (Serie B);
- 2008: 43.046 (Serie A, 3°);
- 2009: 39.851 (Serie A, 3°);
- 2010: 40.797 (Serie A, 4°);
- 2011: 45.608 (Serie A, 4°);
- 2012: 39.808 (Serie A, 4°);
- 2013: 39.636 (Serie A, 4°);
- 2014: 40.632 (Serie A, 4°);
- 2015: 32.266 (Serie A, 6°);
- 2016: 38.760 (Serie A, 2°);
- 2017: 36.601 (Serie A, 4°);
- 2018: 43.050 (Serie A, 3°);
- 2019: 29.003 (Serie A, 7°);
- 2020: 31.408 (Serie A, 7°);
- 2021: Stadi chiusi;
- 2022: 26.894 (Serie A, 4°).
Un’affluenza che, però, non ha permesso al Napoli di incassare nel corso degli anni di Presidenza De Laurentiis cifre all’altezza del suo blasone e dell’importanza delle partite disputate.
Da un lato è possibile evidenziare come il valore degli abbonamenti venduti abbia subito un brusco calo, anche per via delle continue diatribe sui prezzi tra la proprietà e i tifosi, dopo un’impennata registrata tra il 2010 e 2011.
- 2006: 2.069.800;
- 2007: 3.353.511;
- 2008: 6.280.534;
- 2009: 6.308.691;
- 2010: 17.154.658;
- 2011: 22.070.392;
- 2012: 6.342.793;
- 2013: 4.208.042;
- 2014: 5.329.606;
- 2015: 3.481.105;
- 2016: 2.692.398;
- 2017: 3.134.681;
- 2018: 3.403.859;
- 2019: 1.451.390;
- 2020: 3.172.039;
- 2021: 0 (stadi chiusi)
- 2022: 41.078.
dati in milioni di euro
Per quanto riguarda il dato riguardante i ricavi da matchday, considerando campionato, Coppa Italia, gare UEFA e amichevoli, anche in questo caso la società azzurra forse non è riuscita a massimizzare l’amore dei suoi tifosi per via di una struttura (l’attuale Stadio Diego Armando Maradona) che come sottolineato anche dal Presidente a più riprese non ha permesso di ricavare dal botteghino quanto possibile.
- 2006: 2.823.536;
- 2007: 4.961.418;
- 2008: 7.492.460;
- 2009: 8.594.039;
- 2010: 9.847.224;
- 2011: 17.700.025;
- 2012: 17.472.338;
- 2013: 10.926.090;
- 2014: 15.054.447;
- 2015: 10.466.708;
- 2016: 12.655.760;
- 2017: 16.279.180;
- 2018: 15.687.992;
- 2019: 11.855.797;
- 2020: 10.025.436;
- 2021: 39.148;
- 2022: 12.068.244.
dati in milioni di euro
Se guardiamo al massimo risultato ottenuto (17,7 milioni nel 2010/2011) e pensiamo a quanto incassano Inter, Milan, Juventus o Roma, il divario è importante.
Questo aspetto non va a sminuire nulla dei meriti del Napoli che comunque, in condizioni infrastrutturali peggiori, è riuscito ad ottenere risultati economici notevoli grazie ad un’oculata gestione complessiva.
La storia di Castel Volturno
Per quanto riguarda il centro di allenamento la critica di alcuni napoletani si muove sulla localizzazione in provincia di Caserta (ma questo è motivo assai futile per criticare De Laurentiis visto anche quanto accade per fare due esempi a grandi livelli con Inter/Appiano Gentile e Milan/Milanello).
Il fallimento del 2004 portò il Napoli a perdere la proprietà del Centro Paradiso di Soccavo, casa d’allenamento dei partenopei dal 1977 che ha accompagnato il Napoli anche negli anni d’oro degli scudetti di Maradona.
La scelta di Aurelio De Laurentiis fu quella di spostarsi in un’altra sede, identificata appunto in Castel Volturno, che necessitava però di lavori che costrinsero il Napoli a utilizzare lo stadio di Marano fino al completamento del centro sportivo nel 2006.
Proprio durante l’estate in cui l’Italia di Lippi conquistava il Mondiale, il Centro Sportivo di Castel Volturno diventava la sede ufficiale di allenamento del Napoli.
Un centro che negli anni ha subito diversi restyling, soprattutto sotto l’indicazione di Rafa Benitez e Carlo Ancelotti (non a caso i due allenatori che avevano una visione più europea del centro d’allenamento), e che dal 1º luglio 2021 è stato rinominato in "SSC Napoli KONAMI Training Center" per via della cessione dei naming right proprio all’azienda giapponese.
Analizzando l’epopea De Laurentiis forse si poteva investire di più sul centro sportivo per permettere al Napoli di dotarsi di un’infrastruttura ancora migliore per reggere il passo delle grandi squadre italiane ed europee.
Dalla lettura dei bilanci della società, infatti, risultano al 30 giugno 2022 solo 1,9 milioni di euro di investimenti iscritti tra le immobilizzazioni materiale per migliorie a impianti di terzi alla voce Castel Volturno.
Un punto di partenza per il nuovo Napoli su cui costruire il futuro della squadra e strutture all’avanguardia anche per il settore giovanile.
Il mantenimento dell'equilibrio economico-finanziario
Uno dei grandi meriti del Presidente De Laurentiis in questi anni è stato quello di mantenere i conti in ordine, prendendo a volte anche decisioni forti e impopolari ma con un unico obiettivo: quello del raggiungimento dei risultati accoppiati alla sostenibilità economica.
Un equilibrio mantenuto grazie anche al player trading e al contenimento dei costi durante tutta la gestione che ha permesso al Napoli, dalla stagione 2005/2006 (quella della promozione in Serie B) di chiudere in utile 10 bilanci su 17 fino al 2021/2022.
Per completezza d’analisi, va ricordato che gli ultimi 3 esercizi hanno registrato un rosso aggregato di 129 milioni di euro anche per via dell’effetto Covid e degli stadi chiusi oltre che per investimenti realizzati come quello relativo all’acquisto di Osimhen dal Lille.
L'andamento dei ricavi da sponsor e il merchandising
Nella composizione del fatturato, oltre all’impatto delle plusvalenze, ha un peso la crescita dei ricavi da sponsorizzazioni (30,5 milioni al 30 giugno 2022) il cui valore massimo è stato registrato nella stagione 2018/2019 (36,7 milioni di euro).
I ricavi commerciali, e più in generale il merchandising, rappresentano un’area del conto economico con opportunità di crescita che possono essere sospinte anche dalla vittoria dello Scudetto.
Nella stagione 2021/2022, i partenopei hanno iscritto a bilancio 6,5 milioni di euro di ricavi commerciali, composti principalmente da 5,9 milioni di proventi da merchandising.
Nel corso degli anni, solo dal 2012/2013 al 2014/2015, questo valore ha superato la soglia dei 7 milioni di euro (8,2 nel 2012/2013, 8,5 nel 2013/2014 e 7,4 nel 2014/2015), segno evidente di quanto possa in più ricavare il Napoli grazie al merchandising.
Un aspetto sottolineato anche dal Presidente Aurelio De Laurentiis a margine di un evento a Milano ad inizio aprile.
“Ho contattato Giorgio Armani chiedendogli di prestarmi il marchio. Noi l’anno prossimo probabilmente triplicheremo il fatturato che facevamo con Robe di Kappa. Se la Nielsen mi certifica 83 milioni di simpatizzanti nel mondo occidentale e vedo che vendiamo solo 54 maglie in America, penso che ci sia qualcosa che non funziona, mi vengono le convulsioni”.
Un aspetto su cui lavorare per costruire il nuovo Napoli e dare un impulso forte al fatturato sfruttando a pieno il potenziale del brand partenopeo, riconosciuto e tifato in giro per il mondo.
I benefici del Player trading
Per chiudere, uno degli aspetti principali e più virtuosi della gestione De Laurentiis è certamente quello dello sfruttamento del c.d. player trading.
Grazie alla presenza di Direttori Sportivi preparati (da Marino fino a Giuntoli), il Napoli è riuscito a valorizzare negli anni tanti calciatori per poi cederli sul mercato a cifre importanti capaci di garantire maggiore liquidità da investire.
L’esempio di Osimhen e Kvara oggi è sotto gli occhi di tutti ma non si possono dimenticare i tanti giocatori diventati campioni all’ombra del Vesuvio che hanno garantito al bilancio del Napoli un totale di 590 milioni di euro di plusvalenze dal 2005 al 2023.
In questi 19 anni il player trading ha permesso al Napoli di incassare circa il 18,5% del totale del fatturato dal 2005 al 2023 grazie alle plusvalenze: 528 milioni già iscritti a bilancio fino al 30 giugno 2022 e altri 62 già contabilizzati in questo esercizio.
Il percorso che ha portato il Napoli a conquistare lo Scudetto parte da lontano e premia la lungimiranza di un imprenditore che è stato capace di mantenere la schiena dritta nel corso degli anni, superare anche qualche uscita non troppo condivisa dai media e condivisibile a livello di opinione pubblica, e mantenere un livello di gestione che permettesse alla società di essere sostenibile nel lungo periodo.
Valori e principi da cui deve ripartire tutto il nostro calcio che ha oggi nello Scudetto del Napoli (ma anche in quello del Milan della scorsa stagione anche se con un percorso meno lungo) una fotografia (quasi) perfetta di come è necessario oggi fare calcio in Italia.
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