La politica contro Abramovich: le reazioni del mondo del calcio
Le immagini sono forti, siamo tutti con il fiato sospeso guardando una guerra che ci riguarda eccome perché si sta combattendo a tre mila chilometri di distanza da casa nostra e non si può rimanere impassibili.
Lo sa bene il mondo dello sport e del calcio che ieri ha messo in vetrina le prime reazioni, anche rabbiose, di calciatori, staff e presidenti, oltre che di tutti gli organismi che ruotano attorno al mondo del pallone.
Ma la politica (ahinoi) è sempre presente e pronta ad utilizzare uno degli sport più seguiti al mondo per veicolare un messaggio. Soprattutto se si parla di politica inglese e soprattutto se il destinatario della missiva è Roman Abramovich, uomo d’affari russo e proprietario del Chelsea dal 2003.
Il patron del club londinese campione d’Europa e del mondo non si vede ormai da mesi nella sede del club a Stamford Bridge e visti i recenti avvenimenti nel Donbass tra Ucraina e Russia, paese natale di Abramovich, sarà difficile rivederlo mettere piede nel Regno Unito.
L’imprenditore e politico russo (con cittadinanza israeliana naturalizzato portoghese), secondo le stime di Forbes del 2020 ha un patrimonio di 13,8 miliardi di dollari rendendolo il decimo più ricco della Russia e il 113° più ricco al mondo. Ha un legame forte, e mai nascosto, con il presidente russo Vladimir Putin e proprio per questo la legge britannica gli impedisce di risiedere nel paese o di richiedere la cittadinanza.
Il Sun intervistando i funzionari dell'immigrazione ha chiarito e spiegato il perché di questo blocco di stabilirsi nel Regno Unito come cittadino britannico nei confronti di Abramovich. Inoltre, i funzionari hanno spiegato che già nel 2018 ci sono stati degli screzi diplomatici facendo ritirare al proprietario dei Blues la domanda per un visto per investitori di livello 1, Investor Visa, rivolto agli investitori con più di 2 milioni di sterline da investire in UK.
La domanda era stata rifiutata perché presentata nel mezzo di una crisi diplomatica tra i due paesi, durante la quale l’allora premier Teresa May ha rispedito a Mosca più di 23 diplomatici russi accusati di spionaggio.
In una riunione alla Camera dei Comuni si è espresso ferocemente sull’argomento il deputato laburista Chris Bryant, "Sono in possesso di un documento trapelato del 2019 dal Ministero dell'Interno che dice in relazione al signor Abramovich: 'Come parte della strategia russa di HMG volta a prendere di mira la finanza illecita e le attività maligne, Abramovich rimane di interesse per HMG a causa dei suoi legami con lo stato russo e la sua associazione pubblica con attività e pratiche corrotte".
Continua il politico inglese: "HMG si concentra sul garantire che il suo legame con la finanza illecita e le attività maligne non siano in grado di stabilirsi nel Regno Unito e utilizzerà gli strumenti pertinenti a sua disposizione, compresi i poteri di immigrazione per prevenirlo. Sono passati quasi tre anni e tuttavia è stato fatto molto poco in relazione. Sicuramente il signor Abramovich non dovrebbe più essere in grado di possedere una squadra di calcio in questo paese?".
Semplice. Per la politica inglese la soluzione è togliere dalle mani russe il Chelsea e qualsiasi possibilità di avere interessi imprenditoriali nel Regno Unito.
Il calcio e le prime reazioni sul campo
Alle richieste del politico inglese i dirigenti del Chelsea hanno risposto con un “no comment”, ma il calcio, andando in campo ieri a livello europeo con i play-off di Europa League ha risposto con fermezza unificando il messaggio, “Fermate la guerra!”.
Il messaggio era chiaro, per chi avesse visto la gara, nella prestazione di Ruslan Malinovskyi, attaccante ucraino dell’Atalanta che ieri ha messo a segno una doppietta regalando il successo ai bergamaschi ma soprattutto sfoggiando una maglia con una scritta chiara, “NO WAR IN UKRAINE”.
A San Pietroburgo molti russi invece sono scesi in piazza per protestare contro il Governo e il presidente Putin, chiedendo a gran voce lo stop dell’invasione dell’Ucraina. Un caso strano è accaduto su Twitter dove un club russo, sciolto nel 2018 non si sa per quale motivo, attraverso un tweet si è unito al coro di fermare il conflitto. Si tratta del Futbol'nyj Klub Tosno che ha lanciato il seguente messaggio “Oggi è successo qualcosa che non sarebbe dovuto accadere”.
In Napoli – Barcellona al Maradona le due squadre prima del loro ingresso in campo hanno esposto uno striscione con la scritta “Stop War”, facendo alzare anche una polemica sulla UEFA che non ha trasmesso alcuna immagine in TV del gesto.
Secondo quanto trapelato nel post-gara anche gli ultras del Napoli avevano preparato uno striscione simile che non sono riusciti ad esporre perché bloccati dagli ufficiali di campo UEFA preoccupari di non coinvolgere l'arbitro della partita Sergey Karasev, di nazionalità russa, con nessun tipo di immagine legato alle tensioni internazionali.