Come Usa, Canada e Messico si stanno preparando per organizzare il Mondiale

Nonostante la FIFA World Cup Qatar 2022 stia entrando nella propria fase saliente con i primi accoppiamenti per gli ottavi, il pensiero viene già riposto anche sulla prossima edizione, nel 2026, nel Nord e Centro America.

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Il fatto che i Mondiali di calcio si celebrino ogni quattro anni rappresenta un pregio, ma anche un difetto. Da un lato permette al torneo di godere di un hype e di una sacralità incredibili, non esponendosi al rischio della noia figlia della quotidianità.

Mentre, dall’altro lato, si parla di un’attesa davvero troppo lunga per qualsiasi appassionato, portando i fan a vivere, sostanzialmente, in un pendolo che oscilla tra una FIFA World Cup e l’altra. Alla ricerca di un modo per ingannare la lentezza esasperante del decorso degli anni, trovando quasi sempre una via d’uscita nel pensare direttamente all’edizione successiva. In questo caso quella di USA, Canada e Messico del 2026.

Forma mentis che si sta diffondendo anche in queste settimane, nonostante la Coppa del Mondo qatariota sia ufficialmente entrata nella sua fase saliente, con i primi accoppiamenti per gli ottavi di finale.



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Alla luce delle prestazioni di USA, Canada e Messico come esponenti della CONCACAF, infatti, la domanda che sorge spontanea è come le tre Nazioni si stiano preparando per ospitare i Mondiali del 2026, i primi ad avere più padroni di casa come accaduto in Corea e Giappone nel 2002.

Se gli statunitensi hanno brillantemente superato il girone da imbattuti, i vicini del nord e i latini hanno invece registrato risultati deludenti, salutando la competizione prima di quanto ci si aspettasse.

Il Messico è infatti da sempre una delle patrie del fútbol arrivato, con il 2026, a ben tre edizioni a casa propria. Mentre il Canada portava con sé una freschezza ed un dinamismo che avevano illuso i tifosi di poter essere una mina vagante del torneo.

La preparazione in vista del 2026

Il calcio è da sempre un fenomeno globale, capace di toccare qualsiasi angolo del pianeta con tifosi e praticanti. Ma, nonostante si pensasse che avesse già raggiunto il proprio apice di successo, questo sport sta riuscendo ad aggiungere al suo paniere anche realtà nazionali un tempo timidamente interessate ed oggi a tutti gli effetti appassionate, al punto da diventarne una nuova frontiera.

L’esempio per antonomasia è rappresentato proprio dal Nord America.

Stati Unti e Canada stanno infatti investendo tantissimo nel calcio, con numeri che ne rasentano una crescita importante.

La crescita della MLS

La campagna di regular season 2022 della MLS, il massimo campionato locale comprendente sia squadre americane che canadesi, infatti, ha registrato introiti da record per quanto riguarda la vendita dei biglietti.

Con oltre 10 milioni di tifosi, capaci di superare gli 8,6 della stagione precedente e con club come Atlanta United FC, Charlotte FC e Seattle Sounders a quota 30.000 fan di media a partita.

Aspetto davvero eloquente per il territorio e mai neanche pensabile in passato, accompagnato da un aumento dell'impegno sui social e da un implemento delle vendite del merchandising.

Nell’ultima decade la Major League Soccer ha iniziato infatti a scrollarsi di dosso l’anonimato dei primi 25 anni della propria storia, passati all’ombra di NFL e NBA, fino a diventare sempre più popolare.

Fattore determinante per valutare la salute di un movimento sul territorio, quantomai lampante dopo aver assistito all’inizio del Mondiale qatariota contraddistinto da tifosi non autoctoni e giocatori naturalizzati per il team di casa.

Il primo passo per essere davvero credibili dal punto di vista calcistico è appunto quello di coinvolgere la popolazione e creare una fanbase. Step capace poi di innescare un effetto domino positivo, basato su seguito, introiti e appetibilità internazionale.

Non a caso negli ultimi anni è sempre più diffuso il passaggio di stelle dal calcio europeo ad oltreoceano, portando solo questa estate Chiellini e Bale a Los Angeles, freschi campioni del torneo, e Insigne, Bernardeschi e Criscito a Toronto.

Risultato fondamentale per il miglioramento anche delle squadre nazionali americane e canadesi, permettendo ai giocatori locali di confrontarsi con movimenti come quelli europei e sudamericani e di dotarsi di una vision moderna e competitiva.

Non sorprende infatti come molti giocatori locali e canadesi siano stati attenzionati e comprati da club europei. Da Christian Pulisic (Chelsea) ad Alphonso Davies (Bayern Monaco), passando per Weston McKennie (Juventus), Tim Weah e Jonathan David (Lille), Sergino Dest (Milan) e Gio Reyna (Borussia Dortmund).

Calciomercato che ha permesso di alzare l’asticella qualitativa del calcio giocato e che ha portato ad un fisiologico e preziosissimo aumento della share televisivo grazie anche ad un accordo mediatico di 8 anni con ESPN, Fox e Univision del valore di 90 milioni di dollari all'anno dal 2015.

Le città e gli stadi ospitanti (USA, Canada)

Numeri e risultati che certificano la crescita capillare di USA e Canada come nuove piazze del calcio e che permettono di arrivare pronti al 2026 anche da un punto di vista infrastrutturale.

L’aumento dei fan e la foltissima densità di popolazione hanno infatti costretto gli addetti ai lavori a dotarsi di stadi moderni all’avanguardia, diventando quasi un modello per vision e tecnologia.

I due Paesi del Nord America avranno infatti i mezzi per ospitare un gran numero di partite, nelle rispettive città e stadi:

Stati Uniti

  1. Atlanta: Mercedes-Benz Stadium - capacità 75.000;
  2. Boston: Stadio Gillette - capienza 70.000;
  3. Dallas: AT&T Stadium - capienza 92.967; 
  4. Houston: NRG Stadium - capienza 72.220; 
  5. Kansas City: Arrowhead Stadium - capienza 76.640;
  6. Los Angeles: Stadio SoFi - capienza 70.000;
  7. Miami: Hard Rock Stadium - capienza 67.518;
  8. New York/New Jersey: MetLife Stadium - capienza 87.157;
  9. Filadelfia: Lincoln Financial Field - capienza 69.328;
  10. San Francisco/Bay Area: Levi's Stadium - capienza 70.909;
  11. Seattle: Lumen Field - capacità 69.000.

Canada

  1. Toronto: BMO Field - capienza 45.500;
  2. Vancouver: BC Place - capienza 54.500.

Nello specifico il territorio canadese ospiterà 10 partite del torneo, determinando la decisione degli enti organizzatori locali di ampliare il BMO Field, casa del Toronto FC, permettendogli di passare da 30 a 45mila posti, rimanendo comunque uno degli impianti più piccoli del prossimo Mondiale. Aspetto sicuramente interessante se si pensa che in Qatar 6 stadi su 8 vantino una capacità inferiore, pari a 40mila seggiolini.

L’altro invece, il BC Place di Vancouver, ospita le gare interne dei Vancouver Whitecaps FC, vecchia squadra della stella nazionale Alphonso Davies, e vanta una struttura architettonica modernissima tale da avergli permesso di ospitare anche la finale della Coppa del Mondo femminile nel 2015.

Il Messico

Il Messico è l’unica delle tre nazioni ospitanti a staccarsi un po' rendendosi indipendente. Nel senso che il Paese del Centro America gode di un proprio campionato e si distacca completamente dalla MLS, pur rifornendola con alcuni dei propri giocatori storici come Carlos Vela e il Chicarito Hernandez, vantando una cultura calcistica sicuramente più radicata.



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Il fùtbol è infatti da sempre una componente fondamentale del popolo locale e, non a caso, il Messico si accingerà, nel 2026, ad ospitare la propria terza Coppa del Mondo dopo quella del 1970 e del 1986.

Una cifra davvero importante se si pensa che questa è la quarta edizione sita nella Confederazione della CONCACAF e che solo Usa ’94 non abbia coinvolto il Tricolor.

Nello specifico le città e gli stadi ospitanti saranno i seguenti:

  • Guadalajara: Estadio Akron - capienza 48.071;
  • Città del Messico: Estadio Azteca - capienza 87.523;
  • Monterrey: Estadio BBVA - capienza 53.460.


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