Trabzonspor, l'alternativa all'elité del calcio turco
Immaginate di essere quel tipo di tifoso che segue la propria squadra del cuore in ogni occasione, in ogni condizione, al di là della categoria o della competizione. Nella buona e nella cattiva sorte, in casa ed in trasferta. Non esattamente il supporter occasionale ma, piuttosto, colui che ha un legame viscerale con la maglia, con quei colori. Immaginate anche, che in ogni match, allo scoccare del sessantunesimo minuto, vi deste da fare con fumogeni, torce, bandiere e cori per celebrare una data, non tanto legata al club quanto alla storia della tua città.
Per intenderci, vi siete per un attimo impersonificati in un tifoso del Trabzonspor, l’alternativa calcistica del calcio turco, l’antagonista per eccellenza di club di élite come Galatasaray, Fenerbahce e Besiktas.
È tradizione dei supporter del Trabzonspor, infatti, celebrare ad ogni gara della squadra al minuto numero 61 la liberazione della città di Trebisonda dall’oppressione bizantina e quindi la vittoria dell’Impero Ottomano avvenuta, appunto, nel 1461. Una “ricorrenza” sentita, una dimostrazione di come il calcio sia in primis un fenomeno culturale e sociale, legato in maniera indissolubile alla storia e ai fatti del proprio territorio, della tradizione. Un qualcosa accaduto oltre 500 anni fa che si rivive oggi nella passione dei tifosi del Trabzonspor.
L’alternativa del calcio turco
Un club che da anni sta cercando di emergere, sforzandosi in un continuo tentativo di espansione oltre i confini turchi ma spesso frenato da ancestrali tradizioni e principi. Una Società, una squadra, una realtà che in fondo rappresenta il più grande paradosso di una Nazione come la Turchia che gravita in un limbo da decenni, tra sviluppo e radicalismo.
Questo appuntamento della rubrica The Club fa tappa a Trebisonda, una città strategicamente importante per tutta la Turchia, un popolo fiero che riversa nella squadra di calcio ambizioni ed aspettative. L’abbiamo definita come l’antagonista principale dei “soliti” protagonisti di Istanbul, quel club che a volte ha saputo spezzare la routine del calcio turco mettendo in bacheca 6 Campionati, 9 Coppe di Turchia e 9 Supercoppe nazionali.
Oggi il Trabzonspor ha una precisa identità, solida e granitica, rappresentando sotto un unico vessillo città e tifosi.
Dalla rivalità cittadina alla fusione
Il passato però fu altra cosa. Il percorso della fondazione del club (o meglio della polisportiva nel 1967) è stato lungo e a dir poco travagliato. Agli inizi degli Anni Venti erano quattro i club che battagliavano nella città di Trebisonda: İdmanocağı (fondato nel 1921), İdmangücü (1913), Necmiati (1923) e Trabzon Lisesi. In particolare le cronache narrano della rivalità tra İdmanocağı e İdmangücü: spietata, esasperata, tanto sentita da spingere molti giocatori lontano da Trebisonda ed in città più “tranquille” come Ankara ed Istanbul, calcisticamente parlando. Una tensione che durò praticamente fino agli anni Sessanta, quando il Presidente della Federcalcio turca, Orhan Şeref Apak, chiese a tutte le città di presentare una sola squadra al fine di formare un campionato ufficiale e altamente competitivo denominato all’epoca Milli Lig, oggi Turkish Süper Lig. L’odio tra le due principali squadre di Trebisonda era talmente profondo e radicato che la città non riuscì ad iscrivere una rappresentativa unica nella prima edizione del campionato nazionale, salvo presentare (un anno dopo) la squadra nella stagione 1966/1967 con il nome appunto di Trabzonspor ed i colori sociali bianco e rosso. Storia finita qui? No assolutamente, perché nonostante la fondazione di un club unico fu una scelta voluta da tutti, si presentò il problema cromatico tra gli ex dirigenti di İdmanocağı e İdmangücü, sempre loro. Fu un susseguirsi di incontri tra le parti: vennero coinvolti i tifosi, gli atleti, vennero fatte proposte assurde come quella di indossare tutti i colori dei due club in un’unica maglia (bianco, rosso, giallo e verde) sino a quando, il Direttore Generale della TFF, Ulvi Yenal, propose un semplice compromesso: il Trabzonspor non avrebbe indossato nessun colore che richiamasse l’identità dei club fondatrici. Risultato? Vennero scelti due colori “neutri” (almeno per la città di Trebisonda) come il bordeaux e celeste, dando finalmente il via alla storia moderna della squadra.
Un progetto ambizioso per tornare in vetta
Quello del Trabzonspor oggi è un progetto ambizioso, l’ultimo calciomercato ha portato a Trebisonda gente come Bruno Peres, Gervinho e Marek Hamsik, vecchie conoscenze del nostro calcio, atleti di esperienza che potrebbero portare quella consapevolezza in più in tutto l’ambiente, essenziale per fare l’ambito salto di qualità in Turchia come in Europa.
La proprietà, da tempo, sta cercando di scalare nuovamente la vetta inserendosi nella consueta corsa a tre ai titoli nazionali. Un mercato un po’ vintage ma comunque con nomi che scaldano i cuori già incendiati dei tifosi. Queste le parole di Marek Hamsik il giorno della sua presentazione: “Ho avuto modo di vedere fin da subito la passione che hanno qui per il calcio, proprio come a Napoli. Ed è questo quello che dovrebbe essere il calcio, non c’è cosa più bella che sentire gli applausi dei tifosi. Ho sentito la loro passione fin dal primo momento in cui sono arrivato qui e non vedo l’ora di sentirli allo stadio”.
Un calciomercato orientato ad alzare ovviamente il livello tecnico della squadra e allo stesso tempo valorizzare il marchio sportivo con alcune attività di marketing. Quali? Ad esempio, parlando proprio di Hamsik, con il suo arrivo il club si è posto l’obiettivo di vendere oltre 300.000 maglie del calciatore slovacco ex Napoli. Non sappiamo se sia un qualcosa di folle o raggiungibile, per ora è solo certo che lo stesso Hamsik ne abbia acquistate ben 5.000. Una Società che, al di là di qualche idea bizzarra, comunque si sta strutturando, stagione dopo stagione.
Il Medical Park Arena e la dimensione social
Al centro del progetto c’è sicuramente il Medical Park Arena, lo stadio intitolato a Şenol Güneş, ex calciatore ed allenatore del club, casa dal 2015 del Trabzonspor in sostituzione del vecchio storico impianto Hüseyin Avni Aker e capace di accogliere oltre 40.000 spettatori. Un vero e proprio gioiello al quale è legato un particolare aneddoto che forse spiega il modo di agire del club. Nel 2017 un tifoso del Trabzonspor fu beccato dalle telecamere dello stadio in piedi sul proprio seggiolino. Il club lo individuò, lo invitò a rispettare la “nuova casa” della sua squadra del cuore e, come punizione, gli fece pulire alcuni posti a sedere dell’impianto, documentando tutto attraverso un tweet.
Una strategia efficace per educare gli spettatori ed un contenuto sicuramente originale da utilizzare sui social. Ecco, dando uno sguardo ai canali ufficiali della squadra, notiamo una comunicazione dal forte impatto emotivo. Bellissimi i video, compresi quelli dei nuovi ultimi acquisti, sicuramente uno stile dinamico basato sul forte senso di appartenenza dei tifosi, spesso presenti nei vari contenuti pubblicati. Una comunicazione moderna per un brand sportivo in crescita, dall’altra un continuo rimando al passato, alla storia e ai principi del club. Parliamo di una fanbase in crescita ma non proprio enorme: 949.027 fan sulla Pagina Facebook, 862.000 follower sull’account Instagram, 1.823.527 sull’account Twitter istituzionale e 43.096 su quello inglese, oltre i 264.000 iscritti al canale Youtube. I numeri social ci offrono la dimensione attuale del club, l’interesse e la riconoscibilità del marchio Trabzonspor.
Sono dati importanti per definire il presente di una squadra che ha comunque una storia travagliata ma, a prescindere, è costantemente spinta dalla passione, dall’amore di oltre 12 milioni di tifosi in tutta la Turchia che continuano a sognare il Trabzonspor campione, orgoglio della città di Trebisonda.