Mondiale per Club, la legge dell’equità: autosussistenza e pari distribuzione dei ricavi

L'obiettivo è rendere la macchina del Mondiale per Club autosufficiente, senza rincari sulle casse della FIFA

Dati economici Mondiale per Club

In un mondo che scorre velocemente, l’obbligo del calcio è quello di restarvi ancorato. Più si corre e più urge la necessità di garantire la novità. E, così, voilà, nasce il nuovo Mondiale per Club, nel suo rinnovatoformat, nella freschezza del suo inedito trofeo e nella sua impostazione che richiama la ben più tradizionaleCoppa del Mondo.

Dopo la presentazione e i sorteggi, quale modo migliore di inaugurare una nuova competizione se non quello di mostrare al mondo, ancora una volta, le doti del calciatore più rappresentativo dell’ultimo ventennio - insieme a Cristiano Ronaldo - il campione argentino, Lionel Messi?

Allora, esordio con l’Inter Miami sul rettangolo verde e via alla nuova pagina della storia del calcio. Tutto cambia, si trasforma e va avanti, soprattutto l’economia, in un ben più moderno modo di intendere lo sport.

Come si sostiene il Mondiale per Club?

Il promotore assoluto, il Presidente della FIFA, Gianni Infantino, procede dritto verso l’obiettivo: quello di costruire un torneo alternativo con i migliori club del mondo (in antitesi alla ben più contestata Superlega, oggetto di numerose discussioni, non ancora terminate). Non pochi dubbi, già dalla fase embrionale, sulla buona riuscita del progetto.

Le preoccupazioni principali sono date dal fittissimo calendario, con le competizioni continentali che si allungano ulteriormente (vedi la nuova Champions League), e la volontà di monetizzare, con almeno 50 milioni di euro, da parte dei club partecipanti (cifra difficilmente raggiungibile). Nulla scalfisce la solida convinzione, portata a compimento in prima battuta, nell’attesa di vederla realizzata praticamente dal prossimo giugno.

Giunge così la chiara idea di rendere la macchina del Mondiale per Club autosufficiente, senza rincari sulle casse della FIFA, come emerso dai verbali delle riunioni, presiedute da Infantino. Chiaro che, dunque, lanecessità di autosussistenza esclude il bisogno di attingere alle riserve per garantire il funzionamento del Mondiale per Club.

Quanto serve alla FIFA per pagare una competizione nuova di questa portata? Stando a quanto riferisce Calcio e Finanza, il massimo organo del calcio punterebbe a ricercare circa 760 milioni di euro complessivi per i diritti televisivi, sommati a circa 1,1 miliardi per partnership e sponsorizzazioni.

Come verranno distribuiti i ricavi?

La FIFA organizza e cerca di ottimizzare i costi, non pescando il denaro di gestione dalle proprie casse - utilizzabili in altri progetti. Proprio in virtù di questo, vi è la volontà di distribuire le risorse in maniera equa< tra i partecipanti (e non) alla competizione iridata.

In una nota, riportata da Calcio e Finanza, si legge: “I club partecipanti beneficeranno di un modello di distribuzione attraente, che riconoscerà la partecipazione e premierà le prestazioni sportive. Per la prima volta, un modello di solidarietà redistribuirà i ricavi netti al calcio per i club di tutto il mondo. Questo modello sarà calibrato in base al successo commerciale finale del torneo”.

Vi si sottolinea anche la posizione della FIFA, la quale “in qualità di organizzatore di due grandi eventi negli Stati Uniti, trarrà notevoli vantaggi dalle economie di scala per l’approvvigionamento di beni e servizi, garantendo al contempo un’esperienza di livello mondiale per i club” (il testo fa riferimento non solo al Mondiale per Club, ma anche alla prossima edizione della Coppa del Mondo 2026, in programma proprio sul territorio statunitense, di concerto con Messico e Canada).

È una FIFA che guarda all’ampio respiro dell’intero globo calcistico, utilizzando il metodo dell’equa distribuzione, e non solo in base al blasone, storico ed economico, del singolo club. In una stima presentata da DAZN, si parla di circa 30 milioni per partecipante, con l’aggiunta dei 100 milioni al vincitore.

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