Il punto sul calcio femminile con Carlota Planas Riera
Ha scelto di studiare giornalismo perché come lei stessa ci ha confessato, all’epoca, era il modo più “semplice” per continuare ad essere legata al mondo del calcio.
Ha avuto la fortuna che Santi Giménez l’ha scelta per entrare nella redazione di Diario AS dopo un lungo percorso di selezione fra tanti aspiranti giornalisti sportivi. Per oltre una stagione e mezzo ha seguito da vicino le vicende del Barcellona FC entrando così nel calcio professionistico maschile.
Nel frattempo si è laureata anche in Economia Aziendale, da sempre attratta dal mondo del football business. L’esperienza giornalistica le ha consentito di vivere da vicino tanti calciatori professionisti di alto livello, rendendosi ben presto conto che, a parte i campioni internazionali, in molti trascuravano la loro immagine in termini di comunicazione, di marketing e quindi anche commerciale.
Così ha iniziato la sua carriera nel marketing sportivo decidendo di concentrarsi sul calcio femminile, aprendo nel 2018 la prima Agenzia di Marketing sportivo in Spagna completamente dedicata alle atlete e nel 2020 fondando Unik Sports Management.
Stiamo parlando di Carlota Planas Riera, Agente, Esperta di Marketing Sportivo e Cofondatrice di Unik Sports Management.
Il movimento del calcio femminile sta finalmente crescendo, in Spagna, in Italia ed in tutto il mondo. Alta è l'attenzione e l'interesse dei media. Anche i club iniziano a strutturarsi in una maniera adeguata. In Italia l'ultimo mondiale, ad esempio, ha portato grande attenzione verso le nostre Azzurre. Grande entusiasmo che ha portato un forte impulso a tutto il movimento calcistico femminile del nostro Paese. Qual è oggi la situazione del calcio femminile in Spagna?
"La situazione spagnola potrei definirla in chiaro – scuro. Da un lato, abbiamo osservato un’evoluzione senza precedenti considerando gli ultimi vent’anni: si è passati dall’anonimato al riempire gli stadi e a toccare livelli record in termini di audience televisiva. L’attenzione dei media su più livelli è sempre maggiore così come l’accessibilità alle ultime news provenienti del settore. Qualche anno fa era quasi impossibile trovare notizie sul calcio femminile. Dall’altro lato, sicuramente la strada è ancora lunga. La visibilità è cresciuta ma non basta, dobbiamo valorizzare ancor di più tutto il movimento e soprattutto strutturarci in termini di management. Non abbiamo ancora un campionato professionistico: non tutte le partite vengono trasmesse in televisione; non tutte le atlete possono fare le calciatrici per professione. La condizione non è uguale per tutte e di conseguenza questo è un grande freno allo sviluppo ed affermazione del sistema calcio femminile spagnolo".
Dalla condizione delle atlete sino alle vicende fuori dal campo, diremmo dietro una scrivania. C’è ancora tantissima disparità in termini di presenza di donne manager nel sistema calcistico professionistico. Qual è la tua riflessione a riguardo?
"Storicamente, la presenza delle donne manager nel mondo del calcio in termini numerici direi che è sempre stata ridicola ed ovviamente non per mancanza di interesse o capacità. Abbiamo dovuto lottare negli anni contro una forma di discriminazione davvero infondata ed in parte, anche se le cose sono migliorate, stiamo ancora lottando. La partita del 26 Dicembre 1920 tra le squadre femminili di Dick Kerr's Ladies e St. Helen Ladies giocata al Goodison Park davanti a 50.000 spettatori dimostra come l’interesse per il calcio femminile ci sia sempre stato. La successiva folle imposizione della Football Association di vietare alle squadre femminili di giocare in quanto sport non adatto alle donne, ha evidenziato, come la forma di discriminazione è arcaica. Un’imposizione infondata che ci ha allontanato da questo sport per quasi 50 anni. Questo ha costretto tutte noi che lavoriamo nel settore ad abbattere questo muro che sembrava invalicabile. Se ci pensate, la Unik è l’unica agenzia spagnola co-diretta da una donna. All’inizio ero abbastanza frustrata dalla situazione, non è stato e non è semplice, ma so che allo stesso tempo è una grande responsabilità e privilegio. Abbiamo l’occasione di aprire definitivamente la strada alle nuove generazioni, abbattendo ogni barriera e creando nuove opportunità, le stesse concesse agli uomini, come è giusto che sia.”
Restando in tema e guardando al mondo degli agenti e dirigenti sportivi: c'è una donna (o più) che ammiri?
"Ce ne sono molte che ammiro e seguo con interesse, che guardo come esempio e modello da seguire. Senza togliere niente a nessuno, vi faccio tre nomi in particolare: Shalimar Reynal, Patricia Rodríguez e Ornella Desirée Bellia. Shalimar ha fondato SR All Stars, la prima agenzia di gestione dei giocatori guidata da donne. Patricia la conosco da diversi anni e la sua carriera parla da sé: ha ricoperto il ruolo di Direttore Generale di Eibar, Elche e Granada, oltre che esser stata Vice Presidente de LaLiga. Ornella, infine, è l'attuale Head of FIFA Professional Football ed è stata una delle prime manager a raggiungere una posizione così importante. Per me sono tutte ottimi riferimenti".
Come Football Agent, quali sono le priorità nella gestione dei tuoi assistiti?
"Cerchiamo di prenderci cura di ogni dettaglio. A prescindere dalla ricerca del club e di opportunità di sponsorship, ciò che cerchiamo di fare con Unik è di divenire un riferimento fondamentale per ogni giocatore. L’obiettivo è fornirgli un unico professionista che possa trovare la risposta giusta ad ogni richiesta ed esigenza: un supporto a 360°. Consulenza legale e finanziaria, marketing, branding, ma anche organizzazione di eventi, oltre un team specializzato di professionisti che segue gli assistiti nel pre e post gara. Cerchiamo di mettere a disposizione tutti gli strumenti utili per lo sviluppo ottimale della carriera di una calciatrice".
A livello social come vi comportate? Gestite direttamente voi i profili delle calciatrici oppure vi “limitate” a monitorare i vari profili ufficiali?
"Partiamo dal presupposto che dal mio personale punto di vista i social network sono stati una vera e propria benedizione per molti sport che hanno trovato in queste piattaforma uno strumento eccezionale per ottenere una visibilità che altrimenti non sarebbe mai arrivata. Ovviamente, il calcio femminile è uno di questi. Oggi i tifosi possono seguire le calciatrici sui canali ufficiali personali e del club, vivendole a pieno e scoprendole sempre di più. Questa “accessibilità” ha fatto si che l’interesse verso il calcio femminile crescesse in maniera esponenziale quasi costringendo i grandi media ad approfondire il settore. In relazione alla gestione delle nostre atlete sono contraria ad un controllo rispetto a ciò che pubblicano. Ci confrontiamo, possiamo dare dei consigli e cerchiamo di impostare una strategia ed un tone of voice adatto alla loro personalità, ma credo che il modo migliore per entrare in contatto con i fan è essere se stessi".
Nella scelta di uno sponsor da legare ad un’atleta, qual è il processo di selezione?
"La cosa più importante è che la nostra assistita ed il marchio condividano valori e vogliano trasmettere lo stesso messaggio. Quando cerchiamo uno sponsor, la prima cosa che facciamo è disegnare una mappa dove evidenziamo gusti, interessi e preferenze di ogni profilo per poi ricercare le aziende che si adattano al meglio ad ogni personalità. D'altra parte, diamo la priorità agli accordi a lungo termine, poiché funzionano molto meglio e aiutano il pubblico ad associare la testimonial all’Azienda che scommette su di lei".
Per concludere, quali sono i prossimi passi da compiere per la definitiva affermazione (ed uguaglianza) del movimento del calcio femminile?
"È un discorso che potrebbe durare giorni, una riflessione ampia e diversificata da fare. Mi limito a riassumere il mio pensiero in tre parole: visibilità, investimenti e formazione. Queste le parole chiave per la definitiva affermazione del sistema calcistico femminile, in Spagna, in Italia e nel mondo intero".