Il professionismo nel calcio femminile farà aumentare i costi del 50%
Il calcio italiano sta dimostrando, finalmente, di essere al passo coi tempi e di saper superare le proprie lacune passate.
La FIGC, istituzione apicale del pallone nostrano, ha infatti ufficializzato l’avvento del professionismo sul calcio femminile.
Un cambiamento fondamentale, per dar vita anche ad un’evoluzione culturale, capace di superare muri e cliché sul calcio femminile.
Tuttavia il rinnovamento di tutto il movimento rosa sta comportando dei rincari piuttosto elevati, causati dal diverso status, ora, delle calciatrici.
Come riportato dal Sole 24 Ore, l’impatto più rilevante si registrerà sul costo crescita.
Infatti, secondo quanto stabilito ex lege, fino ai 10 mila euro di compenso per i dilettanti non era previsto un prelievo fiscale, mentre col professionismo si supererà questa quota, dovendo pagare un’aliquota di circa il 24%.
Vi sarà poi un fisiologico aumento dei compensi minimi, con cifre ammontanti a 20.263 euro lordi a stagione dai 19 anni in su e 26.664 dai 24 anni. Portando le giocatrici over 24 a costare quasi il triplo rispetto a prima.
Assume quindi centralità il tema della sostenibilità economica e della redditività del sistema, coinvolgendo una pluralità di voci e questioni differenti.
Per quanto concerne i Diritti Tv, la Federazione distribuirà ai club un massimo di 110 mila euro, tolti i costi di produzione, con il budget delle società di Serie A che si orienta tra 1,3 e 4 milioni di euro.
Poi sarà necessario valutare anche i costi pendenti su tutti gli addetti ai lavori, con ruoli intorno alle squadre. Si parla di circa 40 addetti per 25 atlete. Dai magazzinieri, sino ai dirigenti e coinvolgendo tutti gli incarichi nella governance piramidale dei club.
Secondo le stime del quotidiano economico e seguendo quanto riportato da Calcio e Finanza, tutti i costi saliranno così del 30 – 40%.
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