Da ufficio stampa a Media House: intervista a Giuseppe Sapienza
Giornalista professionista, da ventisei anni nel calcio in area comunicazione e ufficio stampa, dodici da responsabile del settore.
Giuseppe Sapienza ha alle spalle grandissima esperienza nel mondo della comunicazione sportiva e ha visto e professionalmente attraversato tutti i cambiamenti e le innovazione che questa mercato ha vissuto negli ultimi anni.
Partiamo subito con il focus della nostra intervista, dall'ufficio stampa alla Media House. Quanto (e come) è cambiato il mondo della comunicazione all'interno dei club?
È cambiato moltissimo. Purtroppo l'attuale velocità di comunicazione costringe a mantenere alte attenzione e concentrazione. A non farsi mai prendere dal panico o dall'ansia. Questa cosa accade più spesso alle nuove generazioni, sempre alla costante ricerca di qualcosa di innovativo e nell'attesa della risposta "del mercato". Invece, bisogna partire da un presupposto, la verità, la realtà. Con sensibilità e precisione. Mantendendo fede al principio di responsabilità.
Chi lavora per un club non deve andare alla ricerca del colpo social a sensazione, ma basarsi su storia e tradizioni magari spostando poco a poco l'asticella della multimedialità. Con trasparenza e un pizzico di autoironia, se possibile.
Credo che sul piano generale il peso maggiore della comunicazione dei club sia ancora dalla parte dei media tradizionali: tv, giornali e radio (specialmente nelle piazze calde del centro sud) generano e attivano flussi di comunicazione ancora decisivi, molto di più dei social che comunque hanno un potentissimo ruolo di intermediazione con la fascia di tifoseria più giovane.
In questa evoluzione qual è stato il ruolo dei social? Quanto hanno "complicato" il lavoro dell'ufficio stampa secondo te?
In realtà i social esaltano il ruolo della comunicazione. Basti pensare che fino a qualche anno fa in Italia l'area comunicazione veniva quasi considerata secondaria, tranne qualche raro esempio tipo il Milan di Silvio Berlusconi o la Juventus, che infatti si contendevano il primato nazionale e internazionale fino al 2010.
Oggi i social sono imprescindibili sia sul piano della comunicazione sia su quello commerciale. Hanno un peso decisivo perché finalmente i dirigenti italiani hanno aperto gli occhi e capito che la comunicazione è per ogni club un asset strategico da affidare a un mix di professionisti esperti e giovani capaci di innovare e comunicare sempre mantenendo fede a valori e tradizioni del club e della sua tifoseria.
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Comunicazione tradizionale, social, digital. Quale deve essere secondo te oggi la strategia vincente di un club in termini di comunicazione? Su quali aspetti e principi bisogna puntare?
Molto facile, un team di lavoro esperto e moderno capace di conoscere il calcio, sapere interpretare gli umori di club e tifoseria e di saperli declinare con serietà, impegno e leggerezza.
Serve comunque una guida esperta perché il calcio si muove a 360 gradi nel nostro tessuto sociale e i principi di responsabilità sociale e territoriale, di inclusione e di lotta al razzismo e all'omofobia devono essere coordinati da mani esperte e sicure, da donne e uomini "di calcio".
La strategia vincente di un club ha due nomi: organizzazione e visione. Senza queste due qualità si rischia di essere banali, mistificatori, poco trasparenti e di ricorrere spesso al silenzio stampa, l'arma scorretta dei più deboli.
Hai tantissima esperienza alle spalle, incarichi importanti come, tra gli altri, l'ufficio stampa di Inter, Milan e Genoa. Ci sono, in termini di comunicazione, degli aneddoti significativi che ci vuoi raccontare? Qualcosa che ricordi con piacere o che ti è rimasto in mente!
Lavoro nel calcio dal 3 giugno 1996, ero entrato all'Inter di Massimo Moratti come stagista: ci sono rimasto sette anni, fino a diventare capo ufficio stampa.
Un aneddoto carino è del luglio 1997! La sede dell'Inter all'epoca era in via Durini, ma non possedeva un affaccio sulla strada. Quando arrivò Ronaldo il Fenomeno dal Barcellona Milano sembrava impazzita. Tutto bloccato, caldo infernale. Non si sapeva come fare.
Siccome ero diventato amico del custode del vicino studio notarile, pregai di poterci ospitare sul loro balcone con affaccio proprio su via Durini. E fu lì che quel balcone divenne per tutti la sede dell'Inter, che in realtà si affacciava solo sulla piccola e retrostante via Cerva. Per la serie, occorre conoscere bene il territorio in cui si vive e opera e tenere ottime relazioni con tutti, perché non si sa mai nella vita.
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Quando hai iniziato ti sei ispirato a qualcuno in particolare? C'era un professionista/collega che ammiravi in particolare?
Il mio primo maestro è stato Sandro Sabatini, giornalista in gamba e preparato, oggi a Mediaset. Avevamo due caratteri complementari e per questo mi sono trovato benissimo.
Mi ha insegnato tanto, specie l'attenzione per i numeri. Per il resto ho lavorato sul mio carattere facendo prevalere gli aspetti relazionali, solari, culturali e la buona educazione, che resta la qualità vincente del futuro e che, come l'esperienza, non si compra al supermercato.
Parlando dell'attualità, c'è un club o più di cui ne apprezzi la gestione comunicativa? Ovviamente motivaci la scelta!
In Italia si sta facendo un buon lavoro, finalmente. Anche se c'è ancora dappertutto, anche in alcune proprietà straniere, il rapporto padre/padrone sulla gestione dei club, non ancora espressione di completa managerialità.
Credo che nella nostra serie B ci siano gruppi di lavoro simpatici e preparati. Ma su questi giudizi non si può non tenere presente la pressione della piazza. In alcune grandi città del Sud, per esempio, non sono al momento replicabili le belle iniziative cariche di simpatia e autoironia del Pordenone.
Anche se qualcosa sta cambiando anche lì, per esempio Salernitana, Bari, Lecce, Reggina e Palermo stanno sviluppando progetti interessanti anche sul piano della formazione.
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Per concludere, raccontaci il tuo presente. Di cosa ti occupi attualmente?
Attualmente seguo la comunicazione di Excellence Sport, agenzia di procure e intermediazioni nel calcio con sedi a Milano e Madrid. Tra i nostri assistiti gli allenatori De Zerbi, Iachini, Aquilani e i calciatori Araujo, Lyanco, Boateng, Locatelli, Bourabia e altri. Divertente e molto diversificato, sempre a guardare partite tra stadi e televisione. Perfetto per chi ha calcio e comunicazione nelle vene.
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